NEWSLETTER DAL 14 AL 18 MARZO a Trame

Settimana intensa a Trame.
Dal romanzo denuncia sul traffico di rifiuti di Barbara Giangravè, al vocabolario di salvataggio per il passaggio dei quarant’anni di Lucia Giulia Picchio, dalla Nuova rivista letteraria con la sua ricca redazione, al noir storico di Claudio Coletta.

Vi aspettiamo.

Trame.

Martedì 14 marzo alle 18 in libreria
presentazione del libro di Barbara Giangravè “Inerti” (Autodafé Edizioni).
L’autrice ne parlerà con Antonella Beccaria.

Mercoledì 15 marzo alle 18 in libreria
presentazione del libro di Lucia Giulia Picchio “Siamo così. Vocabolario di salvataggio per donne dopo i 40” (Giunti).
L’autrice ne parlerà con Isa Grassano, giornalista.

Venerdì 17 marzo alle 18 in libreria
presentazione della Nuova Rivista Letteraria n#4 2016 numero monografico sul linguaggio.

Sabato 18 marzo alle 18 in libreria
Claudio Coletta presenta “Il manoscritto di Dante” (Sellerio).
Ne parlerà con Francesco Fumelli.

Martedì 14 marzo alle 18 in libreria
presentazione del libro di Barbara Giangravè “Inerti” (Autodafé Edizioni).
L’autrice ne parlerà con Antonella Beccaria.

Licenziata dall’azienda per cui lavora, la trentenne Gioia lascia Palermo, sua città d’elezione, e si trasferisce nel paese di provincia dei defunti genitori. Gioia vive appartata tra la casa e la libreria nella quale lavora come commessa, ma l’incontro con il suo vecchio amico Fabio, malato di tumore, la costringe a prendere atto di quanto il cancro sia diffuso, in misura anomala, nel paese. Inizia così la ricerca delle prove di un traffico illecito di rifiuti di cui tutti parlano, ma solo a mezza bocca. Alla ricostruzione del passato del borgo delle origini, si affiancano i ricordi e i traumi della vita familiare della protagonista.
Con un ritmo incalzante, seguendo Gioia in presa diretta, il lettore viene coinvolto nella scoperta del lato oscuro dell’abitudinaria vita di un piccolo centro siciliano in cui il silenzio e la rassegnazione sono muri difficili da scalfire. E, nel contempo, accompagna il faticoso cammino della protagonista, chiamata a rimettere assieme i tasselli della propria esistenza.

Il romanzo, nella sua finzione narrativa, nasce dal materiale raccolto dall’autrice per un’inchiesta su presunti intombamenti in Sicilia, incoraggiata dalle dichiarazioni che il pentito di camorra Carmine Schiavone le ha rilasciato un anno prima di morire, relative allo smaltimento illegale di rifiuti che, in Sicilia, sarebbe iniziato ben prima che in Campania: “Mentre noi abbiamo cominciato alla fine degli anni Ottanta, loro lo facevano da un decennio. Già negli anni Settanta loro erano immischiati in questo business”.

Barbara Giangravè è nata a Palermo nel 1982. Laureata in Scienze della Comunicazione, giornalista professionista dal 2006, ha lavorato per agenzie informative, testate giornalistiche online, uffici stampa. È stata insignita nel 2011 del titolo di Inspiring Woman of Italy per gli anni del suo attivismo antimafia. Ha viaggiato in Europa, America e Asia.
“Inerti” è il suo primo romanzo.

Antonella Beccaria, giornalista e scrittrice, collabora con testate nazionali e trasmissioni televisive. Insegna nell’area non fiction della Bottega Finzioni, la scuola di scrittura di Carlo Lucarelli, e ha firmato libri su strategia della tensione, terrorismo e criminalità politica.

Mercoledì 15 marzo alle 18 in libreria
presentazione del libro di Lucia Giulia Picchio “Siamo così. Vocabolario di salvataggio per donne dopo i 40” (Giunti).
L’autrice ne parlerà con Isa Grassano, giornalista.

Un libro che contiene, parola dopo parola, tutta l’esperienza, le emozioni, gli interrogativi e le soluzioni di una donna che, passati i 40, si rende conto che a cambiare radicalmente nel corso degli anni non è stata solo la sua vita, ma anche le parole che la rappresentano.
Parole dentro a cui non ritrova più lo stesso carico di significato con cui era abituata ad utilizzarle, ma che strada facendo si sono caricate di significati nuovi o di valenze completamente diverse.
Da qui la necessità di un nuovo vocabolario che sia in grado di ricostruire la mappatura completa della vita, delle emozioni e dei rapporti di una donna a partire dai quarant’anni.
Da amica ad amante, da dieta a passioni, da figli a marito, tanto di quello che significavano queste parole è cambiato insieme a noi.
Per non parlare di termini come milf o cougar, neologismi arrivati dall’America per designare qualcosa che, almeno anagraficamente, prima di ora non ci corrispondeva.
Un nuovo vocabolario per designare una nuova era della nostra vita.

Scrittrice, blogger e insegnante, Lucia Giulia Picchio nasce a Recanati e vive a Milano con il suo primo grande amore: le parole.
Quelle da dire: dalla sua cattedra di lingua e letteratura francese.
Quelle da scrivere nei suoi libri (La più magra del reame, Sognando la beauty farm, La dieta dei vip, Obiettivo donna, Forty. Avventure di una quarantenne tra casa e libri, tra realtà e reality) e nelle pagine del suo blog (Forty Planet www.luciagiuliapicchio.it).
E quelle da leggere nei libri e negli scritti degli altri, purché raccontino storie di vita ( possibilmente buona vita) e di gente comune.

Venerdì 17 marzo alle 18 in libreria
presentazione della Nuova Rivista Letteraria n#4 2016 numero monografico sul linguaggio.

Redattori Silvia Albertazzi, Dario Berveglieri, Gianluca Bucci, Wolf Bukowski, Stefano Calanchi, Giuseppe Ciarallo, Ilaria Ciarallo, Girolamo De Michele, Claudio Dionesalvi, Federico Faloppa, Franco Foschi, Luca Gavagna, Agostino Giordano, Carlo Manzo, Antonio Montefusco, Cristina Muccioli, Alberto Prunetti, Sergio Rotino, Giuliano Santoro, Alberto Sebastiani, Paolo Vachino, Massimo Vaggi.

Il grado di sviluppo di una democrazia e la qualità della vita pubblica sono direttamente proporzionali alla qualità delle parole, all’uso che se ne fa e a quello che si vuole esse significhino. Il pericolo, da sempre in agguato, è quello di un linguaggio plasmato sull’ideologia dominante, condizionamento che si realizza attraverso l’occupazione del vocabolario, la manipolazione e l’illecito impossessarsi di parole chiave del lessico comune, oltre che attraverso la censura, naturalmente.
Il numero recente di Nuova Rivista Letteraria è proprio per questo dedicato a una riflessione sul linguaggio, soprattutto all’analisi dei mille modi in cui è possibile declinarlo al peggio.

Sabato 18 marzo alle 18 in libreria
Claudio Coletta presenta “Il manoscritto di Dante” (Sellerio).
Ne parlerà con Francesco Fumelli.

Anno domini 1323, Abbazia di Pomposa. All’alba irrompono due cavalieri, Ludovico di Soissons e Bernardo da Caen, alla ricerca di un manoscritto con gli ultimi canti della Commedia di Dante che sono finiti in maniera rocambolesca nelle mani di un monaco. Ma nel convento scoppia un incendio e il prezioso manoscritto brucia tra le fiamme, ad eccezione degli ultimi due fogli. Questo è solo il prologo del romanzo di Coletta che in realtà si svolge tutto ai giorni nostri. Siamo a Parigi dove un poliziotto italiano, Domenicucci, collabora con il collega francese Pujol all’indagine su un delitto al Marais. Tra collezionisti d’arte e quadri rubati i due detective finiscono in Piccardia nel castello di Soissons. E qui alcuni indizi ci riportano alla storia del manoscritto di Dante…

Due fogli bruciacchiati, vergati di una scrittura gentile che chiude con un verso: l’amor che move il sole e l’altre stelle. È l’unico autografo esistente della Divina Commedia di Dante, avventurosamente finito nelle mani di un nobile francese e custodito segretamente nel suo castello per settecento anni, in un culto familiare esclusivo tramandato come una primogenitura. Nario Domenicucci non immagina il labirinto di delitti e di misteri in cui si mette quando accetta dal collega francese Pujol di partecipare alla nuova inchiesta. Genovese tranquillo, ispettore della Europol, con un fragile amatissimo figliolo immerso in un suo mondo fatto di poesia, ha contribuito a risolvere un caso di finanza e criminalità. Adesso il funzionario francese con cui ha investigato gli chiede di restare ancora qualche giorno al lavoro a Parigi. In un lussuoso appartamento del Marais è stato rinvenuto il cadavere di Clothilde Dumoulin, milionaria, donna d’affari, ultima di una ricchissima famiglia. Assieme a lei abitavano le grandi stanze solo il glaciale maggiordomo, che è il primo testimone del delitto, e un segretario italiano, in realtà amante della signora, che è sparito. Nella casa, un caveau che è un piccolo prezioso museo di bellezze. Da qui, sono stati trafugati un Picasso, un Constable e soprattutto un piccolo, straordinario, Giorgione. Ed è il Giorgione che pone Nario in rapporto con la contessa Eleonore de Soissons. Un’ambigua, affascinante figura con cui inseguire una traccia di sangue e di secoli per arrivare alla mano assassina. Una mano amorosa e assassina.
L’autore cita anche esplicitamente Maigret e le sue pagine hanno infatti la suggestione di un mistero criminale risolto più con l’immedesimazione del poliziotto negli ambienti e nelle psicologie.

Claudio Coletta (Roma, 1952) è cardiologo e docente a contratto presso l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza». È stato membro della giuria internazionale del Roma Film Festival 2007. Con Sellerio ha pubblicato anche “Viale del Policlinico” (2011) e “Amstel blues” (2014).

Francesco Fumelli è nato ad Ancona (vallo a spiegare il mare a chi non c’è nato) e vive a Bologna da 30 anni dove fa il consulente aziendale.
Ha scritto 3 romanzi “No, non è una cosa seria” (Giraldi) , “Più alti dei giganti più veloci di Moser” (Pendragon) e “La vera storia di Alcide Manzù e Camillo ancora senza cognome” (Pendragon).

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