NEWSLETTER dal 29 gennaio al 2 febbraio (con strani orari, prendete nota!)

Mercoledì 30 gennaio la libreria chiuderà alle 12,30 per questioni della libraia.
Venerdì 1° febbraio alle 18,30 per trasferta evento.
Portate pazienza!
Per il resto ecco gli incontri della settimana, vi aspettiamo…

Martedì 29 gennaio alle 18 a Trame
il traduttore Luca Colombo presenta il libro di Aharon Reuveni “In principio, confusione e paura” (Letture Einaudi 2018), e ne parla con Carmen Dal Monte e Claudia Milani.

Il romanzo, primo di una trilogia, è ambientato negli anni della prima guerra mondiale, e descrive in un clima di crescente confusione e paura i primordi della nascita dello Stato di Israele.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale il progetto sionista entrò in crisi. Moltissimi ebrei insediati in Palestina provenivano dalla Russia e all’entrata in guerra dell’Impero ottomano a fianco degli Imperi centrali erano diventati dei nemici. Di fronte alla prospettiva di essere internati o spediti ai lavori forzati e di fronte alla paura di violenze e rapine, molti decisero di lasciare gli insediamenti e trasferirsi in Egitto o in America.
Il romanzo di Reuveni, pubblicato nel 1919, racconta il bivio politico-morale-esistenziale di quanti dovevano prendere una decisione in quei giorni.
Con personaggi in parte presi dalla realtà (Ben Gurion, Ben Zvi, Reuveni stesso) in parte di invenzione, come il contabile Tziprovitch, una delle grandi figure di «inetto» della letteratura del Novecento.
Nel romanzo si esprimono la confusione e la paura del titolo, attraverso una polifonia di personaggi, che ruotano attorno alla redazione del giornale “La strada”, ricalcato sul foglio socialista realmente esistito “L´Unità”.

Aharon Reuveni nasce a Poltava (oggi in Ucraina) nel 1886. Dopo essere stato deportato in Siberia dalle autorità zariste perché militante di un gruppo armato di autodifesa ebraica, riesce a procurarsi documenti falsi e a fuggire in Giappone. Per piú di un anno viaggia per molti paesi asiatici, dalla Cina all’India, all’Impero ottomano. Per alcuni mesi lavora come traduttore alle Hawaii.
Infine, nel 1910, raggiunge la Palestina e lavora a un giornale sionista-socialista di Gerusalemme (esperienza che viene raccontata in questo romanzo). Durante la guerra scrive i suoi primi libri in yiddish, poi li traduce in ebraico. Nel 1919 pubblica “In principio, confusione e paura” (Einaudi, 2018), prima parte della trilogia su Gerusalemme che verrà completata negli anni immediatamente successivi. Nel 1920 partecipa alla missione del Consiglio ebraico di Gerusalemme per discutere a Londra sul futuro dell’intera regione. Nel 1929 abbandona con gran clamore il Partito dei lavoratori di Sion ed entra in polemica con il sindacato e con gli ambienti di sinistra. È poi uno dei padri della patria nel 1948 insieme al fratello Ben Zvi, che diventa il secondo presidente della Repubblica.
Nel 1955 vince il premio Gerusalemme per la letteratura, nel 1969 il premio Bialik.
Nel 1971 muore a Gerusalemme.

Luca Colombo è nato a Milano nel 1949 in una famiglia ebraica e ha studiato filosofia alla Università Statale.
Ha fatto diversi lavori: da insegnante di lettere a programmatore di computer.
Dal 2013 vive stabilmente in Israele. Questa è la sua seconda opera come traduttore, dopo l’antologia di racconti “Il mare di Gerusalemme”, uscito per Stampa Alternativa.

Claudia Milani è docente di Filosofia morale ed Ebraismo presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano e di Torino) e Segretario accademico della sezione di studi ebraici della Biblioteca Ambrosiana di Milano.

Carmen Dal Monte è ricercatrice e saggista, e docente a contratto di comunicazione e etica in varie università italiane. Si occupa di trasmissione del sapere e della conoscenza nella scuola e nell’università da molti anni.
Ha diretto per otto anni il Master post-universitario in Comunicazione delle arti visive.
Autrice di numerosi saggi, ha partecipato a varie edizioni del Festival della Scienza di Genova come prima relatrice.
E’ una dei fondatori del gruppo di ricerca “Tecnomedioevo” che si occupa di trasmissione del sapere scientifico e tecnologico dall’antichità ai giorni nostri.
Dal 2014 è responsabile scientifica di 123imparoastudiare e dal 2017 di Ceo di Takeflight srl.

Venerdì 1° febbraio alle 19
alla Biblioteca Casa di Khaoula in via di Corticella 104 a Bologna
presentazione spettacolo del libro On the radio. Storie di radio, dj e rock’n’roll a cura di Luca Martini e Barbara Panetta (Edizioni Morellini). Introduce Michele Righini.
Bookshop a cura di Trame
Tappeto sonoro: Ted Nylon Fonovaligia Party Djset

Ventiquattro autori raccontano il fenomeno travolgente e dilagante della radio, dagli esordi alle trasmissioni di Stato, dalle radio libere ai grandi network.
Scrittori come Danilo Masotti, Riccardo Cassini e Alessandoro Berselli, dj e conduttori radiofonici come Leo Persuader, Luca Bottura, Doctor Feelgood e musicisti come Maurizio Solieri e Marcello Romeno narrano storie incentrate su avvenimenti, fatti, voci o canzoni in cui la radio è la vera protagonista.
La radio è la tua canzone preferita che arriva all’improvviso, è stare vicini ad ascoltare musica nelle serate di fine estate a pensare.
Può dire che la guerra è finita o anche solo quanti gradi ci sono dall’altra parte dello Stivale, perché fedele accompagna, giorno dopo giorno.
È stata la voce del nostro passato, ha annunciato la nascita della Repubblica e seguito le gesta dei campioni di calcio con le sue cronache domenicali, sullo sfondo di pranzi di famiglia o nelle piazze assolate.
Ci ha letto libri che, a volte, abbiamo confuso per storie vere, perché sa anche essere ambigua, eterea, impalpabile.
Con ogni storia ci si sintonizza su una stazione diversa: c’è chi grazie alla radio ha visto nascere amicizie negli stanzini sgangherati delle emittenti libere, come gli esordi a Punto Radio di Vasco Rossi; chi si è salvato dalla dipendenza; chi ha costruito idoli; chi ha vissuto davanti a un microfono, quotidianamente on air, e chi dietro a una cornetta ad appuntare dediche, canzoni e messaggi criptati.

Sabato 2 febbraio alle 18 in libreria
Cecilia Ghidotti presenta “Il pieno di felicità” (Minimum Fax 2019).
Ne parla con Massimiliano Colletti, di Radio Città del Capo.

Questo libro racconta un tempo veloce e sospeso, tra decisioni, esitazioni e progetti di vita continuamente da rivedere. Racconta cosa accade quando, a trent’anni circa, non si riesce a trasformare, per responsabilità personali e destini generali, l’educazione, l’affetto e il supporto ricevuti in un lavoro stabile, in un’identità compiuta. Cecilia ha studiato quel che le andava, si è laureata e poi ha continuato ancora a studiare. Insieme al fidanzato è finita a Coventry, una cittadina inglese dove si barcamena tra lavoretti e tentativi di proseguire la carriera universitaria. Ma non ci vive sul serio a Coventry, perché non perde occasione di spostarsi, tornare con un volo low cost a Bologna, la città degli studi e delle passioni, e nella provincia padana, a lungo rifiutata ma divenuta, a distanza, desiderabile. O anche di andare a Londra, per un lavoro di tre mesi e poi per un dottorato di tre anni, e dai molti amici (o Airbnb) che la accolgono e le fanno intravedere per qualche giorno la possibilità di una vita parallela, a Barcellona come a Helsinki e Berlino, in un’Europa per lei ancora senza muri.
Il polo magnetico di questo girare tra incontri, piazze, concerti è quel «pieno di felicità» di una vecchia canzone dello Zecchino d’oro che la protagonista aveva creduto raggiungibile, perché i suoi desideri le erano sembrati realistici, e che deve invece imparare a ridimensionare, adattare ai tempi della «classe disagiata» e di una inquieta lotta quotidiana.
Cecilia, infatti, non si limita a subire il presente, lo interpreta da dentro, con ironia, e lo vive, nelle pieghe e negli interstizi, nelle incertezze che talvolta si trasformano in occasioni.

Cecilia Ghidotti è nata a Brescia e ha studiato a Bologna e Torino. Ha scritto per il teatro e pubblicato racconti di non fiction creativa su Abbiamo le prove. Vive a Coventry, in Inghilterra.

Sempre sabato 2 febbraio alle 16,30
in via Solferino 33/a presso il Centro per l’Arte Contemporanea sulla Cultura Alimentare a Bologna
Silvia Petronici presenta “A piedi nudi ballano i santi” (Oligo).
Bookshop in collaborazione con Trame.

L’autrice conversa con gli artisti del collettivo Panem Et Circenses al cui lavoro sono dedicati due capitoli del libro, riflettendo sulla dimensione socially engaged dell’arte contemporanea e il suo rapporto con le comunità e i territori.
“A piedi nudi ballano i santi” è un saggio con molti elementi provenienti dalla formazione filosofica e dall’esperienza professionale come curatore indipendente della sua autrice. Da essa si deduce il valore fondamentale del rapporto tra artista e curatore, al centro di un processo da cui deriva il valore stesso dell’opera, la sua efficacia relazionale e le sue potenzialità conoscitive. La relazione artista-curatore sintetizza la relazione dell’artista con il mondo e consente ad entrambi di ottenere una posizione privilegiata per osservare un’altra relazione, quella dell’opera con i suoi referenti, i luoghi e le comunità cui si rivolge e che include nella definizione della sua stessa forma.
I santi sono prima di tutto gli artisti. Ma i santi sono anche tutti coloro che sanno danzare a piedi nudi, operare senza mezzi, senza troppi filtri, ma contemporaneamente senza un adeguato sostegno oltre la stupefacente fede nel valore dell’arte. Riconoscere il valore sociale dell’arte, la funzione degli artisti e il ruolo del curatore nel processo che la pratica artistica comporta sono obiettivi lontani dall’essere raggiunti.

Silvia Petronici, dottoressa in Filosofia, ha dedicato la sua intera attività da curatore indipendente di arte contemporanea alla ricerca sulle pratiche artistiche site and audience specific, l’arte pubblica e le pratiche di partecipazione socially engaged. Ha curato mostre e progetti culturali presso enti pubblici, musei e gallerie private svolgendo parallelamente un’attività didattica e formativa con artisti e curatori all’interno di seminari, conferenze e percorsi residenziali di sperimentazione e studio della pratica e dei linguaggi artistici contemporanei in un’ottica situata e comunitaria.

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