NEWSLETTER DAL 20 AL 23 MARZO

Dalle rime terapeutiche di Bruno Tognolini, alla musica brasiliana, dalla poesia selezionata per Trame da Sergio Rotino, ai dolci sardi.
Ancora una settimana piena per la nostra libreria.
Vi aspettiamo.

Mercoledì 20 marzo alle 18 in libreria
Bruno Tognolini presenta “Rime Rimedio” (Salani) e ne parla con Nicoletta Gramantieri.

Le formule magiche, gli scongiuri, i proverbi hanno sempre funzionato. Chi non ci crede li dice e li fa lo stesso, sorridendo di sé: “non si sa mai”. La sospensione dell’incredulità apre le porte al gioco, alla leggerezza, e infine al conforto.
Le Rime Rimedio partono da questo gioco di scaramanzia per azzardare la poesia. E la poesia rimedia davvero, sempre, ma qualcos’altro rispetto a ciò che dice, appena fuori dallo sguardo, un po’ più in là; e noi ci muoviamo nel cuore verso questo barbaglio, e così ci lasciamo alle spalle ciò per cui avevamo detto quella rima. Che così ha funzionato.
Rime Rimedio perché sono un buon rimedio. E fossero pure un Placebo, che in latino significa “piacerò”, per un libro non sarebbe un motto improprio.
E infine Rime Rimedio – dopo Rima Rimani, Rime di Rabbia e Rime Raminghe – per evidenti motivi di tiritera, di oracolare cantilena: perché son solo sante canzonette, scongiuri e rosari, litanie e imprecazioni, le stesse che da millenni ci aiutano a vivere.

Bruno Tognolini è nato a Cagliari nel ’51 e vive un po’ a Bologna, un po’ a Lecce, e un po’ in viaggio nei mille incontri coi lettori.
Dopo il DAMS di Bologna e un decennio di teatro negli anni ’80 (drammaturgie con Vacis, Paolini, Baliani), è ormai da trent’anni per amore e mestiere scrittore “per bambini e per i loro grandi”. Ha scritto poesie, romanzi e racconti (48 titoli coi maggiori editori nazionali), programmi televisivi (4 anni di Albero Azzurro e 13 di Melevisione), testi teatrali, saggi, videogame (Nirvana X-rom, dal film di Salvatores), canzoni e altre narrazioni.
È premio Andersen nel 2007 e 2011. Il suo ultimo romanzo, “Il giardino dei musi eterni”, è Libro dell’Anno a Fahrenheit Radio Tre (prima volta di un libro per ragazzi), finalista del Premio Strega Ragazzi, e vincitore del Premio LiBeR Miglior Libro 2017.

Nicoletta Gramantieri è bibliotecaria, responsabile servizi e raccolte per bambini e ragazzi alla Biblioteca Salaborsa di Bologna.

Venerdì 22 marzo alle 18 in libreria
Francesco Bove presenta “JOÃO GILBERTO Un impossibile ritratto d’artista” (Arcana).
Ne parlerà con Alessia Di Eugenio, assegnista di ricerca Unibo su letteratura e cultura brasiliana, e Pietro Cusimano suonerà alcuni brani dal vivo.

João Gilberto Prado Pereira de Oliveira è uno dei personaggi più geniali della musica del Novecento, in costante ricerca tra tradizione e innovazione, uno sciamano che trasforma in oro tutto quello che tocca. Il chitarrista brasiliano è uno degli inventori del celebre ritmo della Bossa Nova che ha dato origine, alla fine degli anni Cinquanta, ad un genere inimitabile. João è un tutt’uno con la chitarra e, sin dagli esordi con i gruppi vocali, è ossessionato dalla ricerca di un nuovo modo di suonarla al punto da concentrarsi unicamente su di essa, anche a costo di isolarsi dal mondo. La sua caparbietà proverbiale gli ha permesso di creare un disco clamoroso, chega de saudade, considerato da tutti il primo album che ha gettato i semi della Bossa Nova, e di continuare la sua ricerca, imperniata sui brani tradizionali della musica popolare brasiliana. Miles Davis dichiarò che avrebbe potuto suonare bene anche leggendo un elenco telefonico, mentre, per Caetano Veloso, João Gilberto è meglio del silenzio.
Il libro è il risultato di una ricerca decennale basata su documenti d’archivio e propone un ritratto d’artista dettagliato e appassionato, che mette in primo piano la storia di João Gilberto e analizza, nel dettaglio, dischi ed esibizioni.
Nell’ultimo capitolo, infine, si descrive il rapporto privilegiato che João ha con l’Italia, attraverso le recensioni dei concerti dei giornali italiani e i racconti di chi ha vissuto quei momenti speciali.

Francesco Bove ha scritto di musica per alcune webzine come «Mescalina» e «Indieforbunnies» e ha creato L’Armadillo furioso, un blog culturale condiviso.
È appassionato di teatro ed esperto di Bossa Nova e Musica Popolare Brasiliana.

Sabato 23 marzo alle 18 in libreria
per Paesaggi di poesia 2019 la rassegna curata da Sergio Rotino
Marco Simonelli presenta “Le buone maniere” (Valigie Rosse) e dialoga con Luciano Mazziotta

Marco Simonelli con “Le buone maniere”, uscito per Valigie Rosse nel 2018, propone un libro educato e cortese, ma non addomesticato.
Detto in altro modo: nelle pagine di questo lavoro, l’ordinario non diviene mai sinonimo di quiete. I testi si muovono fra spazi aperti e chiusi sempre permeati da un senso di angoscia esistenziale, dalla quotidianità del bullismo omofobo, dalla cameretta dove si scopre la sessualità, osservati e richiamati dai peluche che gridano alla vergogna. Ma gli spazi sono definiti anche dalle usanze di una città quale Firenze dove convivono, stridendo, il folklore popolare e il famigerato mostro che uccide una coppia omosessuale di giovani tedeschi per errore, non portandone quindi via “nemmeno un pezzo”.
Chiunque conosca la poesia di Simonelli sa quanto l’autore riesca ad alleggerire temi e contesti carichi di orrore, come sappia mescolare ironia e paura, come abbia la capacità unica di risultare “serio” senza essere “serioso”.
Ma ne “Le buone maniere” la leggerezza appare più sfumata, il sorriso si è fatto più amaro. Nei testi che compongono questa raccolta poetica, la maturità prende il sopravvento anche dal punto di vista formale. I versi si fanno più distesi, i suoni più smorzati. E più intensa appare la riflessione introspettiva, spingendo così la poesia a prendere parola e a incarnare “quello spettro di rimorso/che si presenta a notte alla tua porta”.

Sabato 23 marzo alle 18
al centro sociale Saffi in via Ludovico Berti 2/10 a Bologna
Giovanni Fancello presenta “Durches. Un viaggio nella storia dei dolci dall’antichità ai giorni nostri” (Arkadia) e ne parla con lo scrittore Marcello Fois.
Bookshop in collaborazione con Trame.

Il libro propone propone un viaggio fino alle origini dei dolci sardi.
La storia della Sardegna ricostruita attraverso il dna della pasta di mandorle, del papassino, del mostacciolo e di quella varietà infinita di dolci tipici che fondano la loro origine nel passato mitologico dell’isola.
Questa l’idea di Giovanni Fancello giornalista gastronomico, gourmet, studioso di alimentazione ed esperto di arte culinaria sarda che nel suo nuovo libro “Durches” (Arkadia edizioni) propone “Un viaggio nella storia dei dolci dall’antichità ai giorni nostri” come precisa il sottotitolo del volume.
Un “libro-bibbia” in cui, oltre alla ricerca approfondita delle origini di ogni singolo dolce si ritrovano riferimenti ad antiche ricette, confronti con la gastronomia egizia, romana, sumera, araba, medioevale. Una ricostruzione appassionante che racconta ai lettori le origini degli ingredienti, le vicende legate alle varie pietanze, le tradizioni correlate. Nel libro “Durches” si possono trovare anche alcune ricette antichissime ma si presenta sopratutto come un vero e proprio testo di riferimento per chiunque voglia indagare il vasto mondo dei dolci sardi.
Nel libro “Durches” si possono scoprire le antiche origini della carapigna, del torrone e del menjar blanc: il bianco mangiare algherese.

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