NEWSLETTER novembrina di plurime trasferte e poesia da lontano

Eccoci di nuovo, a Trame coi soliti orari, lunedì e giovedì dalle 9,30 alle 16,30, e i martedì mercoledì venerdì e sabati, dalle 9,30 alle 19,30.

La prossima settimana offrirà anche quattro incontri, virtuali e in trasferta.
Vi aspettiamo qui o là!

Martedì 9 novembre alle 18 per Virtual Trame sulla nostra pagina Facebook

presentazione del libro di Afric McGlinchey “Il fantasma del gatto pescatore”.

Afric Mc Glinchey ne parla con la traduttrice, Elisabetta Fiorucci, e l’autrice dell’introduzione, Maria Luisa Vezzali.
Coordina Lorenzo Mari, il curatore della collana “L’Altra Lingua” della casa editrice L’Arcolaio. Con il sostegno di Paesaggi di Poesia.


Come scrive Maria Luisa Vezzali nell’introduzione del libro la poesia è, da sempre, un «esercizio di disponibilità e interconnessione». Per la seconda volta ospitiamo Afric, irlandese, di origini zimbabweanesi.

Il libro è un invito a proseguire nella flanerie urbana e naturalistica del “gatto pescatore”, all’insegna di una sempre più necessaria «tendenza alla “creolizzazione”», per seguire la lezione del saggista caraibico Édouard Glissant, ripresa anche da Maria Luisa Vezzali nell’introduzione «e alla mescolanza dei punti visti, della memoria, dei registri, persino delle forme metriche».



Afric McGlinchey è poetessa, editor e giornalista culturale di stanza a West Cork, in Irlanda. È autrice dei libri di poesia La buona stella delle cose nascoste e Il fantasma del gatto pescatore, entrambe tradotte in italiano per i tipi dell’Arcolaio. Nel 2019 ha pubblicato il pamphlet surrealista Invisible Insane (Sur Vision). Vincitrice dell’Hennessy Award, e altri riconoscimenti, è stata borsista dell’Arts Council Literature per la scrittura di un memoir ibrido e autofinzionale sulla sua infanzia nomadica tra Irlanda e Africa meridionale, pubblicato nel 2021 con il titolo Tied to the Wind (Broken Sheep Books, 2021).

Maria Luisa Vezzali (Bologna 1964), docente di Materie letterarie alle superiori, è traduttrice di Adrienne Rich (Cartografie del silenzio, Crocetti 2002, e La guida nel labirinto, Crocetti 2011, premio per la traduzione UniBo) e Lorand Gaspar (Conoscenza della luce, Donzelli 2006). Per Raffaelli (2011) ha curato un’edizione dell’Anabasi di Saint-John Perse. In poesia ha pubblicato L’altra eternità (Edizioni del Laboratorio 1987), Eleusi marina (in “Terzo quaderno italiano” a cura di Franco Buffoni, Guerini e Associati 1992), dieci nell’uno (Eidos 2004, disegni e sculture di Mirta Carroli), lineamadre (Donzelli 2007, premio Anterem/Montano), Forme implicite (Allemandi 2011, gioielli e disegni di Mirta Carroli), Tutto questo (Puntoacapo editrice 2018, premio don Luigi Di Liegro 2020).
Fa parte della redazione de “Le voci della luna” e del collettivo di traduttrici WiT (Women in Translation), che ha prodotto Audre Lorde, D’amore e di lotta (Le Lettere, 2018).

Elisabetta Fiorucci è nata a Roma. Dopo la laurea triennale in lingua conseguita alla Sapienza, si è trasferita a Bologna per gli studi di laurea magistrale. Attualmente vive a Bologna e Il fantasma del gatto pescatore è la sua prima traduzione in volume.



Mercoledì 10 novembre alle 18
alla biblioteca SalaBorsa in piazza del Nettuno a Bologna in Sala Conferenze
presentazione di “Introduzione alla World Literature. Percorsi e prospettive” (Carocci).
Ne parlano Silvia Albertazzi, Edoardo Balletta, Maria Chiara Gnocchi, Elena Lamberti e Francesco Vitucci e coordina l’incontro Giulio Iacoli dell’Università di Parma.
In collaborazione con Carocci e Clopex. Bookshop a cura di Trame.

L’accesso al posto a sedere (non numerato) sarà possibile a partire da 45 minuti prima dell’inizio dell’incontro.
Una volta raggiunta la capienza massima consentita non sarà possibile entrare e sostare in piedi.

Partendo da un’idea di letteratura inclusiva e ibridata, che presuppone il superamento di steccati nazionali e strettoie eurocentriche, il volume propone un nuovo approccio al testo, inteso come sistema cognitivo complesso e non solo come prodotto letterario.
Le autrici e gli autori dei saggi suggeriscono un nuovo concetto di World Criticism, per indagare modi e tematiche delle letterature del mondo attraverso la messa a confronto delle opere in una prospettiva globale ma non globalizzata.

Sempre mercoledì 10 novembre alle 19 in punto

al Gallery16 in via Nazario Sauro a Bologna

presentazione del romanzo “Nina sull’argine” di Veronica Galletta (Minimum Fax, 2021).
in collaborazione con Otago Literary Agency. Dialoga con l’autrice Emanuela Piga Bruni. Bookshop a cura di Trame.


Prenotazione tavoli 051.5060789 o messaggio sui social.
Dehor e shop con accesso libero. Tavoli al chiuso con Green Pass. 



Caterina è al suo primo incarico importante: ingegnere responsabile dei lavori per la costruzione dell’argine di Spina, piccolo insediamento dell’alta pianura padana. Giovane, in un ambiente di soli uomini, si confronta con difficoltà di ogni sorta: ostacoli tecnici, proteste degli ambientalisti, responsabilità per la sicurezza degli operai. Giorno dopo giorno, tutto diventa cantiere: la sua vita sentimentale, il rapporto con la Sicilia terra d’origine, il suo ruolo all’interno dell’ufficio.
A volte si sente svanire nella nebbia, come se anche il tempo diventasse scivoloso e non si potesse opporre nulla alla forza del fiume in piena. Alla ricerca di un posto dove stare, la prima ad avere bisogno di un argine è lei stessa. È tentata di abbandonare, dorme poco e male. Ma, piano piano, l’anonima umanità che la circonda – geometri, assessori, gruisti, vedove di operai – acquista un volto.
Così l’argine viene realizzato, in un movimento continuo di stagioni e paesaggi, fino al giorno del collaudo, quando Caterina, dopo una notte in cui fa i conti con tutti i suoi fantasmi, si congeda da quel mondo.
Con una lingua modellata sull’esperienza, Veronica Galletta ha scritto un apologo sulla vulnerabilità che si inserisce in un’ampia tradizione di letteratura sul lavoro, declinandola in maniera personale.

Veronica Galletta è nata a Siracusa e vive a Livorno. Da ingegnere idraulico ha lavorato quasi vent’anni per un ente pubblico. Con il romanzo “Le isole di Norman” (Italo Svevo Edizioni, 2020) ha vinto il Premio Campiello Opera Prima.


Venerdì 12 novembre alle 18
in biblioteca SalaBorsa in piazza del Nettuno a Bologna

Ben Pastor presenta “La sinagoga degli zingari” (Sellerio editore Palermo, traduzione di Luigi Sanvito) in dialogo con Cesare Cioni.
Bookshop a cura di Trame.


Ingresso gratuito. L’accesso al posto a sedere (non numerato) sarà possibile a partire da 45 minuti prima dell’inizio dell’incontro. Green pass, salvo esonerati, con verifica sul posto. Una volta raggiunta la capienza massima consentita non sarà possibile entrare e sostare in piedi.


Il nuovo capitolo della saga di Martin Bora, l’enigmatico agente segreto e investigatore della Germania nazista, è una drammatica indagine criminale tra il fronte del Don, Stalingrado e Praga, durante l’assedio che ha messo in ginocchio la macchina bellica di Hitler.

Agosto 1942. Le forze tedesche, italiane, rumene e ungheresi si allineano lungo la maestosa ansa del fiume Don in attesa del viaggio verso est, alla volta di Stalingrado.
Il maggiore Martin Bora, comandante della 71ª divisione e agente dell’Abwehr, il servizio segreto della Wehrmacht, riceve l’incarico di salvare una coppia di scienziati rumeni, il professor Nicolae Tincu e sua moglie Bianca Costin, noti per aver lavorato con Enrico Fermi ed Ettore Majorana prima della guerra e impegnati in una rivoluzionaria ricerca scientifica. Ma saranno solo i loro corpi a essere ritrovati: sono stati giustiziati, e i loro effetti personali sono spariti. La missione di Martin Bora si trasforma in un’indagine su un duplice omicidio, su un «piccolo crimine» all’interno del «grande crimine» che è la guerra. Per Bora è di nuovo una sfida, quella che caratterizza tutta la sua esistenza: indagare sui colleghi, gli amici, i superiori, affrontare i dilemmi etici e morali dell’apparato di cui fa parte, sfidare il sistema e allo stesso tempo viverci dentro. 
Ben Pastor ci immerge in pagine drammatiche alternando magistralmente l’intreccio giallo, le dinamiche del mondo privato di Bora, gli strazianti mesi dell’assedio di Stalingrado. E affronta la pulsione di morte che spinge alla conquista e alla violenza, la passione per la vita da cui scaturisce il coraggio più folle. Nella loro collisione si producono le macerie di un’epoca in cui sembra impossibile far rinascere la speranza.

Ben Pastor, nata a Roma, ma trasferitasi ben presto negli Stati Uniti, ha insegnato Scienze Sociali con il ruolo di capo facoltà e poi direttore del programma di Master’s al Vermont College di Norwich University/Military College of Vermont. Da sempre interessata allo studio dei totalitarismi del XX secolo, ha pubblicato per Sellerio il ciclo di Martin Bora (undici titoli), iniziato con Lumen e ora arrivato a La sinagoga degli zingari. I suoi romanzi affrontano temi di etica e psicologia militare nel contesto delle grandi crisi storiche, e sono pubblicati, oltre che in Italia e negli Stati Uniti, in altri quattordici Paesi.

Cesare Cioni si occupa di cinema e letteratura di genere, con particolare attenzione per il noir, la fantascienza e le narrazioni seriali. Oltre a un’attività ventennale di collaborazione con riviste, istituzioni e festival, ha pubblicato Star Trek: Data Astrale 2016.09. Cinquant’anni di Star Trek e con Marcello Rossi Lost Trek. Tutti gli Star Trek che non abbiamo mai visto, e ha collaborato ai volumi Dietro le quinte del Noir e Il mio terzo dizionario delle serie TV Cult.

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