NEWSLETTER DAL 4 AL 9 FEBBRAIO 2019 Trame e dintorni

Ecco le proposte di Trame per la prima settimana di febbraio, come sempre assai variegata.
Gli orari sono tornati quelli soliti, lunedì e giovedì dalle 9,30 alle 16,30.
Martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 9,30 alle 19,30.

Per richieste di libri potete sempre rispondere a questa mail.

Vi aspettiamo, a Trame e dintorni.

Lunedì 4 febbraio alle 17,30
all’Oratorio di San Filippo Neri in Via Manzoni 5 a Bologna
nell’ambito del ciclo di incontri “I grandi temi della politica economica: posizioni a confronto” il primo del 2019 è dedicato a “Nuovi protezionismi: minaccia al commercio o all’ordine internazionale?”
A cura di Il Mulino.
Bookshop in collaborazione con Trame.

Ne discutono: Giorgio Barba Navaretti (Università degli Studi di Milano), Nicola Bertinelli (Presidente, Coldiretti Emilia Romagna), Vittorio Emanuele Parsi (Università Cattolica del Sacro Cuore). Si prevede la partecipazione di un rappresentante del mondo industriale. Introduce e modera Danilo Taino (Corriere della Sera)

Tra Stati Uniti d’America e Cina è in corso una sfida commerciale. Grave anche perché perno di una nuova “Guerra Fredda” tra due superpotenze, che sta minando il vecchio “ordine liberale mondiale”. Ma se le tensioni tra USA e Cina sono le più appariscenti, sono numerosi i focolai di tensione politica o economica che covano nel mondo.
Anche l’Unione Europea ne è coinvolta, sia nelle sue relazioni esterne che in quelle interne.

Martedì 5 febbraio alle 18 in libreria
Maria Paoloni presenta l’antologia “Una come te. Storie di donne straOrdinarie” (Ananke Lab).
Leggono Graziella Pagani e Patrizia Raggi.

Nella quinta edizione del concorso letterario nazionale “Il colore delle donne” è stato chiesto alle autrici e autori di raccontare di persone, donne e uomini indifferentemente, realmente vissute, famose e non, che siano state per loro vera fonte di ispirazione per un modo anticonvenzionale di vivere, per la straordinaria capacità di andare oltre agli stereotipi, per non aver avuto paura delle diversità e delle mille sfumature che colorano il mondo, per l’espressione quotidiana di libertà da ogni imposizione di regole di “buona condotta”.
A sorpresa, o forse no, i racconti parlano solamente di donne come figure ispiratrici, e solo pochissime di esse risultano collettivamente note.
A dimostrazione che, pur avendo forse tutti noi qualche personaggio famoso da cui abbiamo tratto ispirazione, sono le persone incontrate nella nostra quotidianità, dall’infanzia in su, che nella maggior parte dei casi han fatto e fanno scattare la molla della spinta alla libertà ad essere come profondamente si vuole, fedeli a se stessi.

Partners del progetto Famiglie Arcobaleno, Consulta di bioetica onlus, il centro culturale Sillabo, Lettori d’assalto e Bossy, realtà femminista intersezionale.

Maria Paoloni è insegnante di psicologia in pensione. Ha partecipato a vari laboratori di scrittura, ha scritto e pubblicato racconti e ha collaborato, con alcuni testi, a “Bologna a modo nostro guida sentimentale della città”.
“In quel che resta del tempo” (Giraldi), è il suo primo romanzo.

Graziella Pagani ha pubblicato racconti e poesie e continua a farlo. Ha collaborato con alcuni testi a “Bologna a modo nostro”. Partecipa a diversi laboratori di scrittura e da anni conduce personalmente gruppi di scrittura creativa con risultati eccellenti.

Patrizia Raggi partecipa da molto tempo a laboratori di scrittura e ne gestisce uno da parecchi anni con successo. Presta la sua voce a letture di testi narrativi e poetici di amiche scrittrici e, quando capita l’occasione, legge i suoi.

Mercoledì 6 febbraio alle 18 in libreria
Antonio Bendini presenta “Ricordati di sorridere alla fine del mondo” (Pendragon, 2018) e ne parla con Gianluca Morozzi.

Dopo la chiusura del cinema Stanley e la fine della relazione con Chiara, la vita di Vittorio Emanuele Corso è un susseguirsi di frustranti e grotteschi fallimenti (per non parlare del bizzarro nome che porta).
Il mondo del lavoro sembra rifiutarlo, ma il ragazzo continua a cercare la meritata occasione di riscatto nella piccola cittadina di Passator Cortese, dove vive.
Sarà il suo amico Paolo Zanga, detto Tritolo, a offrirgli un’originale rivincita che lo porterà a Bologna, in un condominio della prima periferia in cui dovrà portare a termine una missione molto particolare…
Il palazzo è al centro di un importante caso giudiziario: proprio qui infatti riporterebbero tutti gli indizi lasciati da un efferato serial killer; non solo, la giovane insegnante Ada, una delle inquiline, sembra essere svanita nel nulla, provocando grande agitazione nella sua amica Sabrina, anche lei residente nel palazzo, convinta di aver trovato il colpevole.
Mentre il famigerato ispettore capo Franco “Geronimo” Barbetti indaga sulla vicenda, tra gli abitanti del condominio, ignari dell’intruso tra loro, nasce una girandola di sospetti che porterà a incredibili equivoci e deliranti colpi di scena, fino all’inaspettato epilogo.

Antonio Bendini nasce a Faenza nel 1973. Cresciuto a Bologna, nel 2000 si trasferisce a Bagnacavallo (RA) che lui ama chiamare “Altrove”. Ha pubblicato racconti in varie antologie. “Ricordati di sorridere alla fine del mondo” è il suo primo romanzo.

Gianluca Morozzi è nato a Bologna nel 1971.
Esordisce per Fernandel con “Despero” (2001), “Luglio, agosto, settembre nero” (2002) e “Dieci cose che ho fatto ma che non posso credere di aver fatto…”(2003), “Accecati dalla luce” (2004), con il disegnatore Squaz, “Pandemonio” (2006), con Paolo Alberti “Le avventure di zio Savoldi ” (2006), poi “L’abisso” (2007) e “Anche il fuoco ha paura di me” (2015), la serie a fumetti “FactorY” (2008-2010), e Confessioni di un povero imbecille, (2016), con il cd audio omonimo del gruppo Gli Avvoltoi.
Con Guanda e/o Tea dal 2004 “Blackout”, e fra gli altri “L’era del porco”, “Colui che gli dei vogliono distruggere”, “Radio Morte”, “Lo specchio nero”.
Nel 2018 sono usciti ”Gli annientatori” (Guanda), “L’ape regina” (Fernandel) e “L’uomo liquido” (Pendragon).

Venerdì 8 febbraio alle 18 in libreria
Cinzia Dezi presenta “La smania” (MUP 2018) e ne parla con Sergio Rotino.

Ester Baruffi è una donna che parte volontariamente per una sorta di “esilio parigino”, nel momento in cui sente che la vita da attrice di teatro che si è costruita fino ad allora è franata completamente. Pur essendo laureata, Ester si troverà a fare lavori manuali di vario tipo: dalla gelataia, alla ragazza del fast food, fino ad approdare a una biblioteca dove sarà l’addetta alle iscrizioni. La gioia, però, sarà di breve durata. Di fronte alle difficoltà oggettive di trovare un lavoro, l’autrice delinea la figura di un personaggio inetto e stralunato, come un Buster Keaton al femminile.

Cinzia Dezi (Ravenna, 1978) si è laureata in Filosofia a Bologna, dove vive e lavora, e ha fatto un Master in Letteratura francese alla Sorbona. È una dei venti autori del “Repertorio dei matti della città di Bologna”, curato da Paolo Nori (Marcos y Marcos, 2015).
Nello stesso anno, ha frequentato Bottega Finzioni, la scuola di scrittura creativa fondata da Carlo Lucarelli.
“La smania”, che ha vinto il premio Luigi Malerba 2017, è il suo primo romanzo (MUP editore, 2018).

Sergio Rotino, scrittore, critico letterario, conduttore radiofonico, organizzatore culturale e docente in corsi di scrittura, ha curato varie antologie di narratori esordienti.
Suoi racconti e poesie appaiono in diversi volumi e su alcune testate italiane e straniere, sia in formato cartaceo che elettronico.

Sabato 9 febbraio alle 14,30 in libreria
“Letture sul sofà” parla di “La ragazza del Convenience Store” di Sayaka Murata, edito da E/O.

Il gruppo è aperto a chiunque voglia chiacchierare di libri.

Sempre sabato 9 febbraio alle 18 in libreria
per la rassegna curata da Sergio Rotino Paesaggi di poesia 2019
Eleonora Pinzuti presenta “con Figure” (Zona) e ne parla con Lorenzo Mari.

Per quanto il lavoro poetico di Eleonora Pinzuti sia già apparso in varie riviste e antologie, “con Figure” risulta essere il suo esordio autonomo. Libro riscritto dopo la perdita dell’originale e pubblicato dalla casa editrice Zona, “con Figure” intrama – attraverso varie sezioni e poesie liminari – linguaggio aulico e linguaggio popolare, mantenendo sempre un ampio nitore nel significato.
Così facendo il lavoro della poetessa fiorentina si pone anche a livello formale come memoria, intimamente plurale, di persone, figure, situazioni, parole, tutto colto nel momento esatto della loro epifania.
Quella che si delinea passo dopo passo è l’inestinguibile conversazione che sempre si viene a edificare tra storie e Storia, quest’ultima non di rado declinata al femminile e segnata da un Eros perlopiù malinconico, ma sempre vitale.

Eleonora Pinzuti vive a Firenze, dove, dopo un Ph.D. sulla fenomenologia dell’alterità, lavora come libera professionista nel campo della Gender Equality e del Diversity Management. Ha curato i volumi “Marguerite Yourcenar sulle tracce ‘des accidents passagers’ “ (Bulzoni, 2007) e (con altri) “Bestiari di genere” (Sef, 2008).
Come poeta, ha esordito in “Tempi Evêrsi” (Crocetti, 2002) e partecipato alla XI Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo (Atene 2003).
Suoi lavori sono pubblicati in riviste e miscellanee italiane e straniere, tra cui Mosaici. St. Andrew Journal of Italian Poetry e Poesia. Rivista internazionale di cultura poetica.
La sua silloge Èsodi fa parte di Poesia contemporanea. Undicesimo quaderno italiano (Marcos y Marcos, 2012).
Suoi testi sono tradotti in inglese e in serbo.

Lorenzo Mari è nato a Mantova nel 1984. Vive tra Bologna e Como, dov’è assegnista di ricerca in Letteratura dei Paesi di Lingua Inglese presso l’Università dell’Insubria.
Ha pubblicato libri di poesia ed è presente in alcune antologie.
Insieme a Lorenzo Cimmino, ha curato DKMO (Il Girovago, 2016), antologia letteraria e catalogo artistico intorno ai temi del respingimento.
Ha curato un’antologia di saggi accademici, Subalternità italiane. Percorsi di ricerca tra letteratura e storia (Aracne, 2014) e traduce dall’inglese e dallo spagnolo.
Dirige la collana “L’Altra Lingua”, dedicata alla poesia dialettale e in traduzione, della casa editrice L’Arcolaio.
Tiene la rubrica Consonanze e dissonanze per Carteggi Letterari ed è co-fondatore, insieme a Luigi Bosco, Davide Castiglione e Michele Ortore della rivista online IRLP.

NEWSLETTER dal 29 gennaio al 2 febbraio (con strani orari, prendete nota!)

Mercoledì 30 gennaio la libreria chiuderà alle 12,30 per questioni della libraia.
Venerdì 1° febbraio alle 18,30 per trasferta evento.
Portate pazienza!
Per il resto ecco gli incontri della settimana, vi aspettiamo…

Martedì 29 gennaio alle 18 a Trame
il traduttore Luca Colombo presenta il libro di Aharon Reuveni “In principio, confusione e paura” (Letture Einaudi 2018), e ne parla con Carmen Dal Monte e Claudia Milani.

Il romanzo, primo di una trilogia, è ambientato negli anni della prima guerra mondiale, e descrive in un clima di crescente confusione e paura i primordi della nascita dello Stato di Israele.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale il progetto sionista entrò in crisi. Moltissimi ebrei insediati in Palestina provenivano dalla Russia e all’entrata in guerra dell’Impero ottomano a fianco degli Imperi centrali erano diventati dei nemici. Di fronte alla prospettiva di essere internati o spediti ai lavori forzati e di fronte alla paura di violenze e rapine, molti decisero di lasciare gli insediamenti e trasferirsi in Egitto o in America.
Il romanzo di Reuveni, pubblicato nel 1919, racconta il bivio politico-morale-esistenziale di quanti dovevano prendere una decisione in quei giorni.
Con personaggi in parte presi dalla realtà (Ben Gurion, Ben Zvi, Reuveni stesso) in parte di invenzione, come il contabile Tziprovitch, una delle grandi figure di «inetto» della letteratura del Novecento.
Nel romanzo si esprimono la confusione e la paura del titolo, attraverso una polifonia di personaggi, che ruotano attorno alla redazione del giornale “La strada”, ricalcato sul foglio socialista realmente esistito “L´Unità“.

Aharon Reuveni nasce a Poltava (oggi in Ucraina) nel 1886. Dopo essere stato deportato in Siberia dalle autorità zariste perché militante di un gruppo armato di autodifesa ebraica, riesce a procurarsi documenti falsi e a fuggire in Giappone. Per piú di un anno viaggia per molti paesi asiatici, dalla Cina all’India, all’Impero ottomano. Per alcuni mesi lavora come traduttore alle Hawaii.
Infine, nel 1910, raggiunge la Palestina e lavora a un giornale sionista-socialista di Gerusalemme (esperienza che viene raccontata in questo romanzo). Durante la guerra scrive i suoi primi libri in yiddish, poi li traduce in ebraico. Nel 1919 pubblica “In principio, confusione e paura” (Einaudi, 2018), prima parte della trilogia su Gerusalemme che verrà completata negli anni immediatamente successivi. Nel 1920 partecipa alla missione del Consiglio ebraico di Gerusalemme per discutere a Londra sul futuro dell’intera regione. Nel 1929 abbandona con gran clamore il Partito dei lavoratori di Sion ed entra in polemica con il sindacato e con gli ambienti di sinistra. È poi uno dei padri della patria nel 1948 insieme al fratello Ben Zvi, che diventa il secondo presidente della Repubblica.
Nel 1955 vince il premio Gerusalemme per la letteratura, nel 1969 il premio Bialik.
Nel 1971 muore a Gerusalemme.

Luca Colombo è nato a Milano nel 1949 in una famiglia ebraica e ha studiato filosofia alla Università Statale.
Ha fatto diversi lavori: da insegnante di lettere a programmatore di computer.
Dal 2013 vive stabilmente in Israele. Questa è la sua seconda opera come traduttore, dopo l’antologia di racconti “Il mare di Gerusalemme”, uscito per Stampa Alternativa.

Claudia Milani è docente di Filosofia morale ed Ebraismo presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano e di Torino) e Segretario accademico della sezione di studi ebraici della Biblioteca Ambrosiana di Milano.

Carmen Dal Monte è ricercatrice e saggista, e docente a contratto di comunicazione e etica in varie università italiane. Si occupa di trasmissione del sapere e della conoscenza nella scuola e nell’università da molti anni.
Ha diretto per otto anni il Master post-universitario in Comunicazione delle arti visive.
Autrice di numerosi saggi, ha partecipato a varie edizioni del Festival della Scienza di Genova come prima relatrice.
E’ una dei fondatori del gruppo di ricerca “Tecnomedioevo” che si occupa di trasmissione del sapere scientifico e tecnologico dall’antichità ai giorni nostri.
Dal 2014 è responsabile scientifica di 123imparoastudiare e dal 2017 di Ceo di Takeflight srl.

Venerdì 1° febbraio alle 19
alla Biblioteca Casa di Khaoula in via di Corticella 104 a Bologna
presentazione spettacolo del libro On the radio. Storie di radio, dj e rock’n’roll a cura di Luca Martini e Barbara Panetta (Edizioni Morellini). Introduce Michele Righini.
Bookshop a cura di Trame
Tappeto sonoro: Ted Nylon Fonovaligia Party Djset

Ventiquattro autori raccontano il fenomeno travolgente e dilagante della radio, dagli esordi alle trasmissioni di Stato, dalle radio libere ai grandi network.
Scrittori come Danilo Masotti, Riccardo Cassini e Alessandoro Berselli, dj e conduttori radiofonici come Leo Persuader, Luca Bottura, Doctor Feelgood e musicisti come Maurizio Solieri e Marcello Romeno narrano storie incentrate su avvenimenti, fatti, voci o canzoni in cui la radio è la vera protagonista.
La radio è la tua canzone preferita che arriva all’improvviso, è stare vicini ad ascoltare musica nelle serate di fine estate a pensare.
Può dire che la guerra è finita o anche solo quanti gradi ci sono dall’altra parte dello Stivale, perché fedele accompagna, giorno dopo giorno.
È stata la voce del nostro passato, ha annunciato la nascita della Repubblica e seguito le gesta dei campioni di calcio con le sue cronache domenicali, sullo sfondo di pranzi di famiglia o nelle piazze assolate.
Ci ha letto libri che, a volte, abbiamo confuso per storie vere, perché sa anche essere ambigua, eterea, impalpabile.
Con ogni storia ci si sintonizza su una stazione diversa: c’è chi grazie alla radio ha visto nascere amicizie negli stanzini sgangherati delle emittenti libere, come gli esordi a Punto Radio di Vasco Rossi; chi si è salvato dalla dipendenza; chi ha costruito idoli; chi ha vissuto davanti a un microfono, quotidianamente on air, e chi dietro a una cornetta ad appuntare dediche, canzoni e messaggi criptati.

Sabato 2 febbraio alle 18 in libreria
Cecilia Ghidotti presenta “Il pieno di felicità” (Minimum Fax 2019).
Ne parla con Massimiliano Colletti, di Radio Città del Capo.

Questo libro racconta un tempo veloce e sospeso, tra decisioni, esitazioni e progetti di vita continuamente da rivedere. Racconta cosa accade quando, a trent’anni circa, non si riesce a trasformare, per responsabilità personali e destini generali, l’educazione, l’affetto e il supporto ricevuti in un lavoro stabile, in un’identità compiuta. Cecilia ha studiato quel che le andava, si è laureata e poi ha continuato ancora a studiare. Insieme al fidanzato è finita a Coventry, una cittadina inglese dove si barcamena tra lavoretti e tentativi di proseguire la carriera universitaria. Ma non ci vive sul serio a Coventry, perché non perde occasione di spostarsi, tornare con un volo low cost a Bologna, la città degli studi e delle passioni, e nella provincia padana, a lungo rifiutata ma divenuta, a distanza, desiderabile. O anche di andare a Londra, per un lavoro di tre mesi e poi per un dottorato di tre anni, e dai molti amici (o Airbnb) che la accolgono e le fanno intravedere per qualche giorno la possibilità di una vita parallela, a Barcellona come a Helsinki e Berlino, in un’Europa per lei ancora senza muri.
Il polo magnetico di questo girare tra incontri, piazze, concerti è quel «pieno di felicità» di una vecchia canzone dello Zecchino d’oro che la protagonista aveva creduto raggiungibile, perché i suoi desideri le erano sembrati realistici, e che deve invece imparare a ridimensionare, adattare ai tempi della «classe disagiata» e di una inquieta lotta quotidiana.
Cecilia, infatti, non si limita a subire il presente, lo interpreta da dentro, con ironia, e lo vive, nelle pieghe e negli interstizi, nelle incertezze che talvolta si trasformano in occasioni.

Cecilia Ghidotti è nata a Brescia e ha studiato a Bologna e Torino. Ha scritto per il teatro e pubblicato racconti di non fiction creativa su Abbiamo le prove. Vive a Coventry, in Inghilterra.

Sempre sabato 2 febbraio alle 16,30
in via Solferino 33/a presso il Centro per l’Arte Contemporanea sulla Cultura Alimentare a Bologna
Silvia Petronici presenta “A piedi nudi ballano i santi” (Oligo).
Bookshop in collaborazione con Trame.

L’autrice conversa con gli artisti del collettivo Panem Et Circenses al cui lavoro sono dedicati due capitoli del libro, riflettendo sulla dimensione socially engaged dell’arte contemporanea e il suo rapporto con le comunità e i territori.
“A piedi nudi ballano i santi” è un saggio con molti elementi provenienti dalla formazione filosofica e dall’esperienza professionale come curatore indipendente della sua autrice. Da essa si deduce il valore fondamentale del rapporto tra artista e curatore, al centro di un processo da cui deriva il valore stesso dell’opera, la sua efficacia relazionale e le sue potenzialità conoscitive. La relazione artista-curatore sintetizza la relazione dell’artista con il mondo e consente ad entrambi di ottenere una posizione privilegiata per osservare un’altra relazione, quella dell’opera con i suoi referenti, i luoghi e le comunità cui si rivolge e che include nella definizione della sua stessa forma.
I santi sono prima di tutto gli artisti. Ma i santi sono anche tutti coloro che sanno danzare a piedi nudi, operare senza mezzi, senza troppi filtri, ma contemporaneamente senza un adeguato sostegno oltre la stupefacente fede nel valore dell’arte. Riconoscere il valore sociale dell’arte, la funzione degli artisti e il ruolo del curatore nel processo che la pratica artistica comporta sono obiettivi lontani dall’essere raggiunti.

Silvia Petronici, dottoressa in Filosofia, ha dedicato la sua intera attività da curatore indipendente di arte contemporanea alla ricerca sulle pratiche artistiche site and audience specific, l’arte pubblica e le pratiche di partecipazione socially engaged. Ha curato mostre e progetti culturali presso enti pubblici, musei e gallerie private svolgendo parallelamente un’attività didattica e formativa con artisti e curatori all’interno di seminari, conferenze e percorsi residenziali di sperimentazione e studio della pratica e dei linguaggi artistici contemporanei in un’ottica situata e comunitaria.

NEWSLETTER un po’ lunghetta (e sabato 19 gennaio riposo!)

Sabato 19 gennaio Trame sarà in pausa e riaprirà lunedì 21.
Una pausa sospirata, portate pazienza.

Per il resto giorni pieni di incontri a Trame e in giro per la città.
Vi aspettiamo.

Martedì 15 gennaio alle 18,30 in libreria
Giovanni Nucci presenta “La differenziazione dell’umido” (Italosvevo, Gaffi editore).
Ne parla con Federica Iacobelli e Matteo Marchesini.

Nominato senatore a vita, un vecchio poeta decide di scrivere un discorso da pronunciare al senato attraverso cui ripercorrere il Giulio Cesare di Shakespeare come fosse un esempio distorto della nostra farsesca, se non addirittura tragica, attualità politica.
Un libro politico, se si consente alla poesia la possibilità di aggiungere un valore alla gestione del presente.
Un nuovo titolo della “Piccola Biblioteca di Letteratura inutile” che lo scrittore Giovanni Nucci ha ideato e cura da alcuni anni.

Giovanni Nucci è nato a Roma, dove vive e lavora. È autore di romanzi, raccolte di versi, racconti per ragazzi. Tra i suoi libri più noti “Ulisse. Il mare color del vino” (Edizioni E/O, 2004 – Salani, 2013), “E fonderai la più grande città del mondo” (Feltrinelli, 2007), “Francesco” (Rizzoli, 2013), “La storia di tutto” (Salani, 2017), “E due uova molto sode” (Italosvevo, 2018).

Matteo Marchesini è nato nel 1979 a Castelfranco Emilia e vive a Bologna. Ha pubblicato le satire di “Bologna in corsivo. Una città fatta a pezzi” (Pendragon 2010), il romanzo “Atti mancati” (Voland 2013, entrato nella dozzina dello Strega), la raccolta critica “Da Pascoli a Busi” (Quodlibet 2014), le poesie di “Cronaca senza storia” (Elliot 2016) e i racconti di “False coscienze. Tre parabole degli anni zero” (Bompiani 2017).
Collabora con Il Foglio, Il Sole 24 Ore, Radio Radicale e il blog Doppiozero.

Federica Iacobelli lavora come scrittrice, sceneggiatrice e drammaturga. Tra i suoi libri “Uno studio tutto per sé” (Motta Junior, 2007; Premio Pippi scrittrici per ragazzi 2008), i romanzi “La città è una nave” (Topipittori, 2011, collana Gli anni in tasca), “Storia di Carla” (Pendragon, 2015, collana I chiodi), il racconto illustrato “Nel paese di Mister Coltello” (Les Mots Libres edizioni, 2017). Insegna sceneggiatura all’ISIA Urbino e collabora con la Scuola normale superiore di Pisa.

Mercoledì 16 gennaio alle 18 in libreria
Gisella Modica presenta “Come voci in balìa del vento” (Iacobelli) e dialoga con Donatella Franchi e Loredana Magazzeni.

Fare storia a partire da sé: Gisella Modica torna dopo vent’anni nei luoghi che furono teatro dell’occupazione delle terre nella Sicilia degli anni Cinquanta per capire le motivazioni che la spinsero alla ricerca delle protagoniste di quelle lotte. Lungo il cammino, complici gli odori, i suoni, i colori dei luoghi attraversati individua in alcuni fallimenti e nodi irrisolti del suo vissuto, una possibile chiave di lettura per capire il fallimento di uno degli eventi più controversi della storia siciliana, conclusa con l’emigrazione. Un racconto in due tempi, anzi tre: il tempo dei fatti, quello del viaggio, e quello delle voci raccolte nel settantasette con un registratore e che, riascoltate vent’anni dopo, risuonano dapprima incomprensibili per diventare man mano una Storia restituita alle protagoniste. Figure indimenticabili per forza, intelligenza e creatività che avevano messo a rischio la loro stessa vita, ma giudicate dallo stesso partito “inaffidabili” in quanto “facevano sempre di testa loro”. Tra la nascita della figlia e la morte della madre le voci di quelle donne restano mute. E’ il diventare adulta, il rinascere madre a se stessa, nuova Persefone, che consentirà all’autrice di portare alla luce il filo che intreccia la sua con le altre storie lontane nel tempo ma che, ben prima del femminismo, mostrano quella differenza che la politica si ostina ancora a ignorare”.

Gisella Modica è socia della Società Italiana delle letterate (SIL) e della Biblioteca delle donne UDI Palermo, fondata nel 1948. E’ componente della redazione della rivista Mezzocielo trimestrale di donne autogestito diretto da Letizia Battaglia; della rivista online Letterate Magazine diretta da Silvia Neonato e di Leggendaria diretta da Anna Maria Crispino.
Per Stampa Alternativa ha pubblicato “Falce, Martello e cuore di gesù” (2000), e “Parole di Terra” (2004). Per Villaggio Maori “I racconti della Cattedrale, storia di occupazioni, rimozioni, immersioni” (2016).
Per Vita Activa edizioni ha curato il testo a più voci “Le personagge sono voci interiori” (2017).

Donatella Franchi crea installazioni e libri d’artista sul tema delle relazioni, che ama tessere e su cui riflette visivamente.
Ha esposto in varie rassegne di libri d’artista in Italia e all’estero, a Barcellona e al National Museum of Women in the Arts di Washington.
Parallelamente al lavoro visivo ricerca, scrive e organizza incontri sulle pratiche artistiche delle donne e sul loro contributo innovativo nel mondo della cultura e dell’arte.

Loredana Magazzeni, insegnante e scrittrice, si muove nel campo della critica letteraria militante, con particolare interesse per la scrittura delle donne in Italia e nel mondo anglofono. Ha prodotto poesie, antologie (l’ultima, “Matrilineare. Madri e figlie nella poesia italiana dagli anni Sessanta ad oggi”, “La Vita felice”, con Fiorenza Mormile, Anna Maria Robustelli, Brenda Porster) saggi e traduzioni, tra cui Audre Lorde, “D’amore e di lotta. Poesie scelte”, col collettivo WIT (Women in Translation).

Venerdì 18 gennaio alle 17,45
alla Sala del Risorgimento presso il Museo Civico Archeologico di Bologna in Via de’ Musei 8
A proposito di Leonard Cohen…
Chiacchierata con musica insieme a Silvia Albertazzi, Edoardo Balletta, Luigi Contadini, Elena Lamberti, Francesco Vitucci.
All’arpa, Francesco Benozzo. Modera, William Piana, Radio Città Fujiko 103.1.

In collaborazione con la rivista Zona Letteraria, Libreria Trame, Clopex – Centro di Studi sulle Letterature Omeoglotte dei Paesi Extraeuropei, Museo Civico Archeologico di Bologna, Associazione Culturale ARCHI, Associazione Italiana di Studi Canadesi, CanadaUsa.net, Progetto Performigrations: la gente è il territorio.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.

L’occasione è la pubblicazione dei volumi di Silvia Albertazzi “Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta” (Paginauno 2018) e di Elena Lamberti “Leonard Cohen. Come un uccellino su fili di parole” (Castel Negrino 2018).
«La parola si dissolve nella musica e la musica si dissolve nella parola e tu rimani con dell’aria pura, ti senti rinvigorito».
Così Cohen raccontava la sua ricerca ad un tempo letteraria e musicale confermando che nel suo immaginario non esisteva un confine tra canzone, poesia e romanzo, forme inscritte per lui in un unico percorso di ricerca che questo incontro vuole celebrare in modo conviviale. L’arpa di Francesco Benozzo, poeta e musicista più volte candidato al premio Nobel per la Letteratura, accompagnerà un gruppo di docenti dell’Università di Bologna guidati da William Piana (Radio Città Fujiko) in una conversazione sulla «rivoluzione tranquilla» dell’opera di Cohen per inaugurare, tra musica e parole, la nuova stagione del Centro di Studi sulle Letterature Omeoglotte dei Paesi Extraeuropei (attivo presso il LILEC – Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne) dedicata allo studio della letteratura del e nel mondo.

Mercoledì 23 gennaio alle 18 in libreria
Mattia Cuelli presenta “La cagna” (Clown Bianco, 2017) e ne parla con Paolo Panzacchi.

Andrea Negri è una donna nel fiore degli anni. La sua vita scorre tranquilla, divisa tra amicizie, vita mondana e lavoro. Andrea è appuntato nell’Arma dei Carabinieri. Durante un turno di pattuglia, sul finire di una notte di primavera, la sua vita viene sconvolta.
La donna cade preda di una banda di malavitosi, che uccide il suo collega e lascia lei in fin di vita, abbandonata a morire sul ciglio di una strada. Quando riemergerà dal coma, Andrea avrà un unico scopo: la vendetta. Mattia Cuelli tesse un vortice di eventi che si susseguono incalzanti fino allo scontro finale, che metterà Andrea faccia a faccia con il suo carnefice e con i lati più oscuri della sua personalità.
Ma in questa guerra, Andrea non sarà sola. A combattere insieme a lei ci saranno un carabiniere affamato di giustizia, un barista dal passato oscuro e una psicologa cieca.

Mattia Cuelli è nato a Leno (Brescia) nel 1976.
La passione per la lettura la scopre in giovane età, quando inizia a divorare i libri di Terry Brooks e Stephen King in particolare.
È amante del cinema, delle Harley-Davidson ed è un convinto animalista.
Vive con la famiglia a Montichiari, in provincia di Brescia.

Paolo Panzacchi è nato a Sassuolo (Mo) nel 1984 e vive a Ferrara. Nel 2015 per Maglio Editore è uscito il suo romanzo d’esordio “L’ultima intervista” vincitore del Premio della Critica al Premio Internazionale Città di Cattolica. Nel 2018 per Pendragon Collana gLam è stato pubblicato “Drammi quotidiani”. Sempre nel 2018 è uscito per Laurana Editore nella Collana Calibro 9 Giallo&Noir, diretta da Paolo Roversi, “Il pranzo della domenica”.
Vari suoi racconti sono presenti in antologie.

Venerdì 25 gennaio alle 18 in libreria
Camilla Endrici presenta “194 diciannove modi per dirlo” (Giraldi) e ne parla con Francesca Sanzo.

Cosa si nasconde dietro la scelta di non diventare madri?
Quali parole possono arricchire di sfumature e dare nuovi significati all’esperienza dell’aborto?
Nella consapevolezza che intorno a questo tema ci sia ancora un grosso tabù, alimentato anche da un sistema sanitario che spesso colpevolizza la scelta di autodeterminazione della donna, l’autrice ha deciso di andare a raccogliere le voci di chi decide di interrompere volontariamente una gravidanza.
Perché, come diceva Karen Blixen, “tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può raccontare una storia su di essi”.
Diciannove storie, diciannove testimonianze, per cercare di comprendere la complessità di una scelta che non è mai senza ambivalenza; per dare voce finalmente alle donne, astenendosi dal giudizio ma con il semplice obiettivo di lasciare che le loro parole si alzino dal silenzio.

Camilla Endrici è nata a Bologna nel 1982 e da qualche anno vive in Trentino. Una laurea in filosofia, un passato più lontano da giornalista radiofonica, uno più recente da copywriter. Il presente è un tornare verso la carta stampata: è in uscita per Odos editore Trento una guida, una guida turistica della città in cui vive.
Ascoltare per raccontare: è questo che vorrebbe fare da grande (anche se grande lo è già) e ha deciso di iniziare da qui, “194 diciannove modi per dirlo”, un omaggio al potere delle parole per dare senso alle cose.

Autrice, consulente e formatrice, Francesca Sanzo è nata nel 1973 e vive a Bologna. Aiuta le aziende e i professionisti a narrarsi online in maniera efficace e tiene corsi di scrittura autobiografica e comunicazione digitale. Blogger dal 2005, ha scritto: “Tu sei la tua storia. Scrivi un racconto, narrati online e comunica con la scrittura autobiografica” (Giraldi editore, 2018), “102 chili sull’anima” (Giraldi Editore, 2015), “A due passi dalla meta” (Giraldi Editore, 2016), e “Narrarsi online, come fare personal storytelling” (Area51, 2014).

Sabato 26 gennaio alle 18 in libreria
presentazione del libro di Matteo Marchesini “Casa di carte. La letteratura italiana dal boom ai social” (il Saggiatore 2019).
Dialoga con lui Massimo Marino.

Matteo Marchesini, prendendo in esame più di mezzo secolo di letteratura italiana e riflettendo sul valore e sul senso della creazione artistica, scrive un’ardita opera di critica letteraria che è stata al centro del dibattito editoriale nel 2018. Levi e Morante, Gadda e Pasolini, Calvino e Montale, Moresco, Baricco e Benni, con Lagioia, Scarpa e Siti, insieme a moltissimi altri: l’autore rimette in discussione l’intero canone letterario, attraverso un esercizio critico preciso e appassionato. Rivalutando i grandi classici e con loro molte opere considerate (erroneamente?) «minori», attraverso ritratti inediti e aneddoti straordinari, con tagliente ironia e sorprendente rigore filologico, Marchesini riscrive la storia della letteratura – anche alla luce delle nuove modalità di condivisione legate all’utilizzo dei social network –, scardinando le certezze di accademici e lettori.
 
“Tempo fa ho chiesto a un professore universitario perché nel programma del suo corso sulla letteratura italiana dal primo Novecento al Duemila avesse inserito alcuni brutti romanzi usciti negli ultimi anni. Dopo un momento d’imbarazzo, il professore ha ammesso che quei libri forse non sono granché; ma poi, a un tratto inalberandosi, ha concluso: «dovremo pur fare i conti con la storia!». La storia. Dopo neanche un lustro. Con passaggio immediato dei parallelepipedi cartacei dalla grande distribuzione alla cattedra. Ora, poniamo che durante una lezione di questo corso io entri in aula e afferri un orecchio al caro accademico; poniamo che glielo torca con molta energia, continuando a stringere, senza che lui riesca a liberarsi e senza che nessuno accorra in suo aiuto. Dopo quanti dolorosi minuti il mio gesto può considerarsi non un atto di brutalità ma una ineludibile necessità storica?”

Matteo Marchesini è nato nel 1979 a Castelfranco Emilia e vive a Bologna. Ha pubblicato le satire di “Bologna in corsivo. Una città fatta a pezzi” (Pendragon 2010), il romanzo “Atti mancati” (Voland 2013, entrato nella dozzina dello Strega), la raccolta critica “Da Pascoli a Busi” (Quodlibet 2014), le poesie di “Cronaca senza storia” (Elliot 2016) e i racconti di “False coscienze. Tre parabole degli anni zero” (Bompiani 2017).
Collabora con Il Foglio, Il Sole 24 Ore, Radio Radicale e il blog Doppiozero.

Massimo Marino è critico teatrale e saggista. Scrive per la pagina culturale del “Corriere della Sera” edizione di Bologna e per riviste e pubblicazioni specializzate, come Doppiozero.
Insegna drammaturgia musicale al Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna e ha insegnato al Dams di Bologna.
Tra le sue pubblicazioni: “Lo sguardo che racconta. Un laboratorio di critica teatrale” (Carocci, Roma 2004), “Teatro delle Ariette” (Titivillus, 2017).

Sabato 26 gennaio alle 18
presso Generativa Laboratorio per esperienze evolutive a Bologna in via Alessandrini 11
Camilla Ghedini, scrittrice e giornalista, conversa con la dottoressa Caterina Ferraresi su “Interruzioni” (Giraldi editore).
Introduce la dottoressa Concetta Stornante.
Bookshop a cura di Trame.

“Mi chiedono spesso come sintetizzerei la seconda edizione di “Interruzioni”, con introduzione di Mina Schett Welby, e in che senso affronta temi di attualità…
così metto la sinossi, suggerimento venuto dopo una precisa richiesta…
Genitorialità, famiglia, maternità. Sono i temi su cui negli ultimi anni si è aperto un infuocato dibattito tra Fertility Day, Family Day, Testamento biologico, richiesta di abolizione della legge sull’aborto.
Tutti anticipatamente trattati in questo piccolo libro, uscito in una prima edizione nel 2016, a tratti spietato e tuttavia rassicurante, perché contiene quegli inconfessabili pensieri che prima o poi passano nella testa di tutti.
Mio figlio, l’ho desiderato davvero? Come sarebbe la mia vita senza? Più bella o più brutta? Perché dando la vita si dà anche la morte? Perché non si può ammettere di non avere più voglia di stare qui, su questa terra?
Attorno a queste domande ruota “Interruzioni”, oggi di straordinaria attualità.
Quattro racconti costruiti con la formula del dialogo e del monologo. Il risultato è un flusso di coscienza che si manifesta sul labile confine tra desiderio e ossessione, aspettative e fissazioni, sbagli e accettazioni. In tutti c’è l’interruzione di qualcosa. In tutti ci sono coppia, intimità e società. In tutti c’è speranza.”
Camilla Ghedini

NEWSLETTER DEL BUON ANNO

Buon 2019!

Siamo qui.
Con il solito orario di apertura continuato:
lunedì e giovedì dalle 9,30 alle 16,30;
il martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 9,30 alle 19,30.
Le domeniche staremo a casa a leggere. Forse.

Ricominciano gli incontri e le collaborazioni, l’anno scorso il bilancio è stato di 116 presentazioni a Trame e 82 eventi in trasferta.
Ci hanno permesso di incontrare autrici, autori e case editrici da tutta Italia, vi aspettiamo quindi per i prossimi appuntamenti.
Inoltre è ancora in corso la bellissima mostra delle opere tessili di Paola Boerci, se ancora non le avete viste fate un salto.

Mercoledì 9 gennaio alle 18,30 in libreria
Marco Martucci firma le copie di “Sulle tracce di Olga” (Il seme bianco 2018).

Iniziamo il 2019 ritrovando Marco per un firmacopie.
“Se avessi potuto sarei entrato nell’immagine sbarazzandomi pure io degli anni in più e
fermandomi insieme a lei in quel salto temporale, all’età in cui tutto è ancora possibile e il futuro è in costruzione.”
Nei giorni successivi alla scomparsa di Milena, Olga C, fotografa oscura, pubblica in rete
alcuni nudi in cui posa una modella a volto coperto. Questi avvenimenti si intromettono nella routine della più autorevole agenzia di comunicazione di Roma, in cui lavorano Giulio, compagno di Milena, la talentuosa Erica e Lorenzo che aggredisce il mistero con la sua inquieta curiosità.
Chiunque si avvicini potrebbe trattenere parti di un vissuto indispensabili a svelare, oltre al segreto di Olga C, quanto Milena ha lasciato irrisolto. Qual è lo scopo della donna che guarda dal mirino di una macchina fotografica?

Marco Martucci è nato nel 1976 a Napoli dove ha vissuto prima di trasferirsi a Bologna.
Ha scritto i romanzi “Pozzanghere”, “Nelle mani”, “Acqua logora” e “Prima di morire”.
Nel 2006 ha ricevuto il Premio speciale del Presidente della Giuria al concorso Culturexpress della fondazione Eni Enrico Mattei, col racconto “La linea di demarcazione”.
Il suo racconto “Odio” è inserito nella raccolta “Mai senza rete, 13 autori per la salute e la sicurezza sul lavoro”.

Giovedì 10 gennaio alle 20,30
al Cineclub Bellinzona in via Bellinzona 6 a Bologna
Livio Crescenzi presenta le sue traduzioni dickensiane edite da Mattioli 1885.
Bookshop a cura di Trame.
Segue, alle 21 circa, la proiezione di “Oliver!” di Carol Reed (6 Oscar nel 1968, compreso il miglior film), tratto da “Oliver Twist” di Charles Dickens.

Charles Dickens nacque a Portsmouth nel 1812, ma si trasferì ben presto a Londra dove visse fino alla sua morte, nel 1870. Autore di bestseller come Oliver Twist, David Copperfield o il Canto di Natale, fu anche filantropo, editore di due periodici, giornalista e opinion maker.
La sua prosa ci sorprende ancora oggi per la sua straordinaria modernità, e per la capacità di evocare scene e personaggi come pochi altri contemporanei.

Livio Crescenzi (Roma 1948), dopo aver svolto per decenni la professione di archeologo in Medio Oriente, Africa Orientale e Centro America, da tempo collabora continuativamente con Mattioli 1885 traducendo letteratura inglese e americana, fra cui Dickens e Mark Twain.
Da sempre attento lettore della letteratura memorialistica e storiografica relativa alla Shoah, in questi ultimi anni si è dedicato alla traduzione integrale dei verbali del processo Eichmann, mai tradotti prima in italiano.

Sabato 12 gennaio alle 14,30 in libreria
il gruppo “Letture sul sofà” riapre con il suo ciclo di incontri mensili.
Si parla di “Tre piani” di Eshkol Nevo (Neri Pozza).

Il gruppo è come sempre aperto a tutte e tutti.

Sempre sabato 12 gennaio alle 18 in libreria
per Paesaggi di poesia 2019. La nuova stagione
Italo Testa in reading da “L’indifferenza naturale” (Marcos Y Marcos).
Introduce Luciano Mazziotta

Per la rassegna ideata da Sergio Rotino che ci accompagna da anni nel mondo della poesia italiana e non solo, il 2019 si apre con il reading di Italo Testa dal suo “L’indifferenza naturale” edito da Marcos Y Marcos.
Non una vera e propria presentazione, quindi, ma la possibilità data a chi interverrà di sentire la viva voce di uno fra i migliori autori della scena contemporanea italiana, così da apprezzarne ritmi e motivazioni.
Così Paesaggi di poesia, pur mantenendosi fedele alla formula di presentare alcuni fra gli autori più interessanti attivi in Italia, senza vincoli di età o di scuole, e provenienti per la stragrande maggioranza da fuori Bologna, sperimenta altre strade per tenere in contatto pubblico e scrittura poetica. Il cartellone della rassegna resta comunque sempre attento a quanto propone la scrittura poetica in Italia, anche nelle vesti della traduzione o dell’antologia.

Nell’incontro reading per il suo “L’indifferenza naturale”, Italo Testa ci propone un paesaggio aperto, luminosamente prossimo e distante, dove la vita, pur presente, è “ignota” anche se “fermenta dai fossi”. È una visione della vita vista come sul filo del rasoio, fra costruzione di una evoluzione e desolato abbandono nel paesaggio. Se questo è il filo rosso della raccolta, chiara risulta l’assenza di idillio nelle composizioni, che però parlano di luce, irradiano luce sia essa riflesso dell’acqua o della neve, sia che si riferisca all’albero del paradiso, l’ailanto, o alle terre di barena, tipiche dei delta fluviali.
Ecco dove la natura vive indifferente al turbamento che coglie l’uomo, alle sue tragedie come alle sue gioie.
Lo sguardo umano, dice Testa, si muove a tentoni nel paesaggio naturale perché non gli si prestano appigli, lo ammira e ne resta annichilito trovandosi non più centro dell’azione. Eppure l’uomo instancabilmente vi guarda dentro, cerca di comprendere o, più che comprendere, emulare per essere vicino “A questo splendore muto/che m’allontana/a questo terrore/che mi richiama” come scrive a un certo punto Italo Testa.
Il grande fondale naturale diventa quindi il simbolico punto mediano fra il desiderio di felicità che tutti inseguiamo e la sua imprendibilità leopardiana, un continuo gioco di avvicinamento e lontananze abissali che attraversa le nostre esistenze dalle prime luci dell’alba al buio denso della notte.

Italo Testa è poeta, saggista e traduttore. Ha pubblicato la silloge “Luce d’ailanto” (Decimo quaderno di poesia italiana, Marcos y Marcos, 2010), l’e-book “Non ero io” (gammm.org, 2010), il concept “Canti ostili” (Lietocolle, 2007), la raccolta “Biometrie” (Manni, 2005) e il poemetto “Gli aspri inganni” (Lietocolle, 2004).
Sue poesie sono state tradotte in inglese, spagnolo e tedesco.
Autore di saggi sul pensiero contemporaneo, è co-direttore della rivista di poesia, arti e scritture «L’Ulisse».

NEWSLETTER dal 10 (reprise) al 18 dicembre come incontri, poi arriva il Natale

Si corre verso il Natale
Lunedì 10 e 17 e giovedì 13 e 20 ci siamo dalle 9,30 alle 16,30 e venerdì 14 dalle 9,30 alle 17,30.
Le domeniche 16 e 23 dalle 11 alle 19.
Lunedì 24 dalle 9 alle 18,30.
Pausa il 25 e il 26 dicembre.
Buone feste se non ci si vede in questi giorni.

Finiamo con gli ultimi incontri di questo anno ricchissimo.

Lunedì 10 dicembre alle 18
presso Virtus Tennis 1925 in via Duccio Galimberti 1 a Bologna
Gianni Clerici e Milena Naldi presentano “Il tennis nell’arte. Racconti di quadri e sculture dall’antichità a oggi” (Mondadori) e ne parlano con Stefano Semeraro.
Bookshop a cura di Trame.

E sempre lunedì 10 dicembre a partire dalle 19,30
a Off in via Testoni 5/A a Bologna
incontro con Gianluca Morozzi e Gli Avvoltoi.
Bookshop in collaborazione con Trame.

Martedì 11 dicembre alle 18 in libreria
Mauro Baldrati presenta “Io sono El Diablo” (Fanucci, collana Nero Italiano).
Ne parla con Pierfrancesco Pacoda.

“Mauro Baldrati in “Io sono El Diablo”, con il suo linguaggio parco, privo di compiacimenti, percorre un’Europa che si preferirebbe non esistesse. Invece c’è, l’abbiamo sotto gli occhi. Pochi saprebbero rendercela evidente con la violenza di uno schiaffo. Serve un virtuosismo non comune. Baldrati ci riesce, con brutalità stilistica mista a echi poetici tutt’altro che inconsapevoli.” Valerio Evangelisti

Il passato e il presente dell’Inglese, con il suo enigmatico volto sfigurato da un solco sghembo che gli attraversa l’occhio coperto da una benda nera, sono avvolti nel mistero. Le sue giornate seguono una disciplina marziale: pur non essendo un clochard, dorme in un campo nomadi abusivo, si sveglia all’alba e cammina tutto il giorno per le strade di una Bologna degradata e sconosciuta ai più, macinando chilometri senza un’apparente meta. La sua vita scorre così, uguale da anni, finché una sera si imbatte in Violeta, una donna albanese in fuga da un passato pericoloso.
È l’incontro tra due solitudini, due anime perse, oscure e affini. Per aiutare Violeta, l’Inglese recupera il suo vecchio nome di battaglia, El Diablo, e si immerge in un frenetico vorticare tra Italia, Inghilterra, Olanda e Albania, tra legami nocivi con la criminalità organizzata, anime corrotte, locali a luci rosse, traffici di merci ed esseri umani.
Per portare a termine la sua complicata e rischiosa missione, El Diablo si troverà scaraventato in un abisso in fondo al quale pulsa il cuore nero del male. Allora sapremo chi è davvero l’Inglese.

Mauro Baldrati, nato a Lugo di Romagna nel 1953, vive a Bologna. Collaboratore di Lotta Continua e redattore di Frigidaire a Roma, nei primi anni Ottanta si è trasferito a Milano, dove ha lavorato per circa un decennio come fotografo free-lance per le maggiori riviste e agenzie. Suoi racconti sono stati pubblicati in varie antologie, sulla rivista Delitti di carta, sul periodico Segretissimo. Ha pubblicato, con altri autori, il saggio La rivolta dello stile (Franco Angeli, 1984), i romanzi Vita complicata di Jimi (Déjà Vu, 1993), La città nera (Perdisa, 2010), Professional Killer (Anordest, 2013).
Ha curato l’antologia Love Out (Transeuropa, 2012), ed è redattore del sito politico-letterario Carmilla.
Con Io sono El Diablo fa il suo esordio nel catalogo Nero Italiano.

Pierfrancesco Pacoda è un critico musicale,si occupa di culture giovanili. Ha studiato il nomadismo notturno ed ha pubblicato vari libri sull’argomento. Attualmente collabora con Il Resto Del Carlino, e Consumatori. Ha fondato negli anni ‘90 la Century Vox, etichetta indipendente italiana. Ha scritto molti libri sulla cultura Hip Hop in Italia. Vive e lavora a Bologna.

Mercoledì 12 dicembre alle 18 in libreria
Andrea Apollonio presenta “L’arte borghese della guerra proletaria” (Rubbettino, 2018) e ne parla con Roberto Chiesi.

Un’autobiografia collettiva, che ci riguarda, il cui atto di nascita reca il timbro, nefasto, di piazza Fontana.

Uno spaccato della storia d’Italia al ciclostile – dagli anni di piombo ai Duemila – percorso da fatti che si ripresentano somiglianti, come impressi dalla stessa matrice.
Carlo Donini, in gioventù contiguo al terrorismo rosso prima, all’attività golpistica di destra poi, si trova ad essere un manager spregiudicato, ben inserito negli ambienti milanesi che contano. Egli, oggi, è parte della classe dirigente che domina il Paese: perché se la guerra proletaria è stata persa, per molti la lotta politica si è trasfigurata in un’arte borghese dell’affarismo sfrenato, che non conosce confini tra lecito e illecito. E se tutto era permesso un tempo, in epoca rivoluzionaria, tutto è permesso oggi, nell’era del capitalismo estremo. A meno che quel passato, che sembrava definitivamente sepolto, scacciato dal cinismo del nuovo corso, non si riaffacci prepotente, ingombrante, pericoloso; e non ci si ritrovi in carcere, alla soglia dei sessant’anni, per aver cavalcato disinvoltamente i propri deliri di onnipotenza.
Una partitura ben orchestrata che sa unire, in un contesto di assoluta credibilità e attenzione alle fonti storiche, eventi pubblici a vicende private. Un romanzo che indaga sull’essenza del Potere; e sull’uomo, come ostaggio del proprio destino e della Storia.
Un noir con sullo sfondo una Milano spettrale e vorace, quella del disfacimento politico-giudiziario e del tracollo economico. Un’autobiografia collettiva, che ci riguarda, il cui atto di nascita reca il timbro, nefasto, di piazza Fontana.

Andrea Apollonio, magistrato e dottore di ricerca nell’Università di Pavia, ha scritto e curato numerosi saggi tra cui “Storia della Sacra corona unita” (2016). Con “L’arte borghese della guerra proletaria” (2018), suo secondo romanzo dopo “Come alla ricerca di qualcosa” (2014), ha vinto il premio per scrittori emergenti Building Apulia.

Roberto Chiesi, critico cinematografico e responsabile del Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna, membro dei comitati di redazione di “Studi pasoliniani” e “Cineforum”, è autore e/o curatore, fra gli altri, dei libri Pier Paolo Pasolini La rabbia (2009) e «8 ½» di Federico Fellini (2018).

Giovedì 13 dicembre alle 18
all’Alliance Française di Bologna Via De’ Marchi, 4
presentazione del libro di Valentine Goby “Kinderzimmer – Una luce quando è ancora notte”
Bookshop in collaborazione con Trame.

Dopo i suoi studi in Sciences politiques, Valentine Goby trascorre in Asia alcuni anni dove lavora con associazioni umanitarie su progetti dedicati ai ragazzi di strada. Inizia poi la sua carriera professionale lavorando nelle risorse umane di una grande azienda, ma non abbandona mai la sua passione per la scrittura. Nel 2002 esce per Gallimard il suo primo romanzo: La note sensible. Dopo essersi specializzata in lettere e teatro insegna per otto anni nelle scuole medie per poi tornare ad occuparsi completamente della scrittura e delle iniziative correlate: ateliers, conferenze, presentazioni.
Ha pubblicato numerosi romanzi, alcuni dedicati ai ragazzi, con le principali case editrici francesi tra cui Gallimard e Actes Sud. Tra i titoli più conosciuti Baumes (2014) Le Paquebot dans les arbres (2016 – Prix du roman de L’Hebdo 2016, Roman français de l’année 2016 du journal Le Parisien) e Kinderzimmer (2013 – numerosi premi tra cui Prix des libraires 2014), tradotto in italiano da Edizioni Guanda col titolo Una luce quando è ancora notte.
Il libro racconta la storia di Mila, giovanissima militante nella Resistenza francese che viene deportata a Ravensbrück nell’aprile del 1944 insieme ad altre quattrocento donne. Non ha mai avuto alcuna aspirazione all’eroismo: se ha deciso di aiutare suo fratello e gli altri militanti parigini l’ha fatto per senso del dovere, con la semplicità dei suoi vent’anni. Come le altre prigioniere politiche, prova sollievo nell’apprendere che non sarà fucilata. Non sa nulla del viaggio che l’aspetta, non ha mai sentito nominare Ravensbrück…

Sabato 15 dicembre alle 14,30 in libreria
il gruppo “Letture sul sofà” si riunisce per parlare del libro di Irène Némirovsky “Jezabel”.
Come sempre i viandanti sono bene accetti.

Domenica 16 dicembre alle 12 in libreria
Galatea Vaglio presenta “Teodora, la figlia del circo” (Sonzogno).
E ne parla con Marco Melluso e Diego Schiavo.

Costantinopoli, VI secolo d.C. Nella sfavillante capitale dell’Impero romano d’Oriente, travagliata dagli scontri religiosi e dalla corruzione, i giovani Giustiniano e Teodora sembrano destinati a un’esistenza oscura. Lei è la bellissima figlia di un guardiano del Circo, e di mestiere fa l’attrice, barcamenandosi fra teatri e amanti ricchi e maneschi. Lui è il nipote del generale Giustino, un rozzo militare analfabeta che non riesce ad avere peso a corte. Il destino, però, ha altri piani per loro. Giustiniano, implicato in una serie di rivolte per rovesciare l’imperatore Anastasio, da politico consumato riesce a far salire al trono lo zio Giustino, diventando il più potente ministro dell’Impero. Teodora, invece, sfuggita alla vendetta di un governatore suo ex amante, diventa confidente del patriarca eretico di Alessandria e viene inviata come spia e mediatrice a Costantinopoli, proprio per contattare Giustiniano, alle prese con una complicata e pericolosa trattativa con il papa. Nella capitale di un impero che si estende dalla Persia al Mediterraneo, solo e unico erede di Roma, fra complotti, violenze, intrighi e tradimenti, ha inizio una travolgente storia d’amore e potere sullo sfondo di una delle epoche più complesse e misteriose della storia.

Mariangela Galatea Vaglio, laureata in Lettere classiche all’Università Ca’ Foscari di Venezia e dottore in Storia antica alla Sapienza di Roma, è un’insegnante, una giornalista e una blogger. Ha collaborato con «Il Gazzettino», «Il Sole 24 ore» e «l’Espresso».
Ha pubblicato: “Piccolo alfabeto della scuola moderna” (40k Unofficial 2012), “Didone, per esempio. Nuove storie dal passato” (Ultra 2014), “Socrate, per esempio. Altre storie dal passato” (Ultra 2015) e “L’italiano è bello. Una passeggiata tra storia, regole e bizzarrie” (Sonzogno 2017).
“Teodora” è il suo libro più recente.

Marco Melluso è autore, sceneggiatore, e regista, nonché avvocato e docente universitario di diritto romano per molti anni.
Affascinato dalla Storia, ha una vera passione per raccontare storie. Per il cinema, il teatro e per malacopia.it, il laboratorio creativo e webzine che dirige.
In promozione con “La signora Matilde”, il film di cui è autore e regista assieme a Diego Schiavo, sta girando una nuova docummedia sul Conte Mattei e sull’omonima Rocchetta. Tiene seminari e workshop di storytelling.
Nel corso degli anni, ha curato la regia di vari spettacoli teatrali, tra cui “Parto” con Lella Costa, “Scritto misto” e “Per tanti buoni motivi” con Luciano Manzalini.
Ha scritto, insieme ad Andrea Meli e Diego Schiavo, il romanzo “anche solo Klop” (malacopia, gatti volanti, 2017 II ed.)

Diego Schiavo è sound designer, autore, sceneggiatore, regista. Scrive commedie per il teatro ed il cinema. Dopo “La signora Matilde”, il film di cui è autore e regista assieme a Marco Melluso, sta girando una nuova docummedia sul Conte Mattei e sull’omonima Rocchetta.
Ha collaborato, tra gli altri, per e con: Peter Greenaway, Emir Kusturica, Giuseppe Bertolucci, Giorgio Diritti, Davide Ferrario, Vasco Rossi, Lucio Dalla, Lella Costa, Luciano Manzalini, Syusy Blady e Patrizio Roversi, il centro Tempo Reale di Luciano Berio, Ducati Moto, Piquadro, IMA group…
I suoi lavori hanno ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali.
Ha scritto, insieme ad Andrea Meli e Marco Melluso, il romanzo “anche solo Klop” (malacopia, gatti volanti, 2017 II ed.)

Lunedì 17 dicembre alle 17,30
presso la Sala dello Stabat Mater alla Biblioteca dell’Archiginnasio in piazza Galvani 1 a Bologna
Presentazione del libro di Leonard Bernstein “Scoperte” (Il Saggiatore).
Intervengono Giovanni Gavazzeni e Guido Giannuzzi.
Bookshop a cura di Trame.

Quella di Leonard Bernstein, compositore e direttore d’orchestra statunitense tra i più innovativi e travolgenti, è stata un’opera di scavo nella cultura musicale e sociale durata cinquant’anni, dalle astrazioni delle “Piano Variations” di Aaron Copland del 1930, alle lotte fra gang nella New York anni cinquanta di West Side Story, all’evaporazione delle avanguardie agli albori degli ottanta, passando per il terrore nucleare, la lotta per i diritti civili, la Guerra fredda, la strage in Vietnam.

Martedì 18 dicembre
Ariston tour: dediche di Sara Colaone sul graphic novel “Ariston” (Oblomov edizioni, 2018)
Le librerie che accoglieranno Sara sono:
ore 13 – 14.30 > Libreria Ubik, via Irnerio 27
ore 18 – 19.30 > Libreria Trame, via Goito 3/c
ore 19.30 – 20.30 > Libreria Modo Infoshop in via Mascarella 24/b

Armata di carta, pastelli e bicicletta, Sara Colaone (Gran Guinigi 2017 come Miglior disegnatrice e da poco conclusa la mostra personale a Lucca Comics & Games) dedica il nuovo fumetto “Ariston” (Oblomov edizioni) nelle librerie indipendenti del centro di Bologna, scegliendo di fare un piccolo tour per incontrare con calma i lettori e regalargli un disegno originale su ogni copia di Ariston.

E se non arrivate in tempo, una copia di Ariston firmata vi aspetterà in libreria fino a quando potrete passare.
Se volete prenotarla a Trame rispondete a questa mail.

“Ariston” è il nuovo romanzo grafico di Sara Colaone e Luca de Santis, già autori con Francesco Satta di “Leda” (Coconino Press, 2016), che vi trascinerà in una “Casa di bambola” adriatica.
L’hotel Ariston è infatti un luogo reale, Un ritratto dell’Italia e dei suoi vizi, che nel trentennio fra Dopoguerra, boom economico e inizio della crisi degli anni ’70, vede l’intrecciarsi delle storie di donne lontane dalla prima linea.
Donne, che ogni giorno con le proprie parole e azioni debbono confermare il proprio ruolo sociale e politico.
Donne che se non hanno libertà di scelta, si ribellano e se la prendono.