NEWSLETTER a cavallo della pausa pasquale…

Arriva un periodo che può essere di pausa per molti.
Anche Trame sarà in pausa domenica 21 e lunedì 22 aprile.
Ecco le nostre segnalazioni per i prossimi giorni.
Vi aspettiamo.

Domenica 14 aprile alle 20
al Cinema Lumière, Sala Officinema/Mastroianni in piazzetta Pasolini a Bologna
proiezione di THE TRIAL OF RATKO MLADIC (USA-Norvegia/2018) di Henry Singer e Rob Miller (99′).
Segue l’incontro con Dušan Velicˇkovic’, autore del romanzo “Generazione Serbia” (Bottega Errante Edizioni 2018).
Bookshop in collaborazione con Trame.

Nel 2012, a quasi vent’anni dall’inizio del sanguinoso conflitto in Bosnia che costò la vita a circa 100.000 persone, è iniziato a L’Aia il processo contro il generale serbo bosniaco Ratko Mladic’.
Miller e Singer registrano le testimonianze dei sopravvissuti di questa ‘sporca guerra’, compresi i sostenitori di Mladic’.
Fanno da contraltare le sconvolgenti immagini d’archivio che interrogano lo spettatore sulla possibilità di ottenere reale giustizia di fronte a una crudeltà tanto efferata quanto assurda.

Mercoledì 17 aprile alle 18 in libreria
per Paesaggi di Poesia 2019, la rassegna curata da Sergio Rotino
Franca Mancinelli presenta “A un’ora di sonno da qui” (italic pequod) e ne parla con Elisa Vignali.

Con A un’ora di sonno da qui Franca Mancinelli torna a ragionare su quella che è stata la sua prima produzione poetica. Il volume raccoglie e organizza il lavoro oramai irreperibile di questa autrice marchigiana, da Mala kruna (2007) a Pasta madre (2013), aggiungendo alcune prose e una serie di testi che consolidano il senso della scrittura proposta nelle pagine.
Scrittura che, per quanto il titolo spinga in quella direzione, non si veste solo di un “onirismo in avvicinamento”, ma lascia ampi spazi a un reportage del quotidiano, soprattutto del vissuto quotidiano.
Un quotidiano il cui trascorso è privato, personale, e da lì diparte nel tentativo di portare a galla quelle zone dell’inconscio a esso afferenti.
In questa pratica, che è sforzo teso quasi alla narcolessia del nuotatore e attenzione al reale della flâneuse, Franca Mancinelli si approssima alla “soglia di un segreto che mi chiama, come un cane, a muso chino, quando intercetta un punto in cui la vita affiora in un suo denso precipitato”, accompagnando il lettore nello stesso luogo, davanti allo stesso disvelamento.

Franca Mancinelli (Fano, 1981), ha pubblicato Mala kruna (Manni, 2007) e Pasta madre (con una nota di Milo De Angelis, Nino Aragno editore, 2013).
Appare in Nuovi poeti italiani 6, a cura di Giovanna Rosadini (Einaudi, 2012).
Una sua silloge è compresa, con introduzione di Antonella Anedda, nel XIII Quaderno italiano di poesia contemporanea, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, 2017).
Sue brevi prose sono raccolte in Libretto di transito (Amos Edizioni, 2018).

Elisa Vignali (Modena, 1981) si occupa di poesia e narrativa contemporanea. È autrice di un volume sull’opera di Silvio D’Arzo e ha pubblicato interventi critici su autori del Novecento. Collabora con la rivista di poesia e critica letteraria “Atelier”. Attualmente insegna in un istituto superiore di Bologna.

Martedì 23 aprile alle 18 in libreria
Alvaro Standardi presenta “Albero e città. La natura in trincea” (Il filo).
Ne parla con Giovanni Trentanovi.
Nella città che è insorta in difesa del bosco urbano dei Prati di Caprara una proposta di riflessione.

“anche se viene condivisa la necessità della presenza degli alberi nella città, non sembra che il cittadino moderno sia consapevole delle funzioni che esso svolge in questo contesto; o meglio, forse le ha dimenticate a seguito della precipitosa e disordinata fuga dalle campagne”

Uno sguardo nuovo sul ruolo dell’albero per la vita dell’uomo, che lo mette al centro delle relazioni con l’ambiente cittadino.
Un approccio nei confronti dell’albero e della natura stessa, che, attraverso una visione rispettosa e sensibile, vuole trasmettere le conoscenze essenziali sull’albero e rendere partecipi i cittadini e i lettori alle difficoltà a cui va incontro quando viene costretto in luoghi a lui non naturale, dove il costruito prevale in modo prepotente.

Un percorso nel verde cittadino, dove l’albero speso viene visto dall’autore, come se fosse in trincea e come se vivesse in modo faticoso accanto all’uomo.
Un manuale, quindi, che ci insegna e ci fa riflettere nello tesso tempo, ma che riesce anche a darci delle prospettive diverse.
Una nuova prospettiva per osservare la natura che ci sta accanto.

Alvaro Standardi è stato docente preso la facoltà di Agraria all’Università degli studi di Perugia.
Il suo destino era quello di diventare agricoltore, ma in seguito ha indirizzato i suoi studi verso la parte della natura rappresentata dall’albero, spinto in modo particolare dai ricordi d’infanzia.
Passione e studio, tra Belgio, USA e Italia, hanno portato Standardi a riuscire a clonare l’albero negli anni Ottanta.

Giovanni Trentanovi, dottore forestale e dottore di ricerca in ecologia, è borsista presso l’Università degli Studi di Padova, dove studia l’evoluzione della biodiversità vegetale in paesaggi rurali e urbani; svolge inoltre la libera professione come dottore forestale, occupandosi di pianificazione ecologica e valutazione ambientale.

NEWSLETTER all’8 al 13 aprile (qui e in giro)

Passata la settimana dedicata ai lettori più giovani, si ritorna coi piedi sulla terra ferma.
Vi aspettiamo ai prossimi incontri qui in libreria, e in giro per Bologna.

Lunedì 8 aprile alle 18 in libreria
Chiara Ingrao presenta “Migrante per sempre” (Baldini+Castoldi) e ne parla con Filippo Vendemmiati.

“Noi due siamo come due carciofi, Lina. Ogni mondo che abbiamo attraversato è una foglia avvinghiata alle altre senza nessuna dolcezza, attorno a un cuore pieno di spine”.

Dall’Italia degli emigranti a quella degli immigrati, cinquant’anni nella vita di Lina, ispirata a una storia vera: bambina in Sicilia, ragazza in Germania, donna a Roma. Un paese di padri lontani e di preti padroni, di pistacchi e di mandorle; un papà che varca i confini da clandestino, una madre assente e inafferrabile che condiziona ogni scelta. La nonna bracciante è mamma e maestra, ma non è lei che può decidere chi parte e chi resta.
Partire è inverno tedesco, è la fabbrica: è suoni incomprensibili sputati in faccia, sorelle perdute e amicizie turche, compaesani soffocanti. Manca l’aria, i sogni s’infrangono e le parole vecchie non bastano più. Per Lina si apre una stagione di nuove esperienze, e la sfida di un amore forse impossibile.
Riesce a tornare, finalmente: ma dove? Affetti e fatiche, solitudini e alleanze impreviste, in un mondo profondamente cambiato, ma con la stessa ostinata voglia di trovare la propria strada, fra radici strappate e sprazzi di futuro.
Chiara Ingrao ritorna su alcuni temi per lei centrali, come l’intreccio fra bisogno umano di radici e impossibilità di appartenere completamente a un solo luogo e un solo punto di vista.
“Scrivere è la mia forma di resistenza dell’anima”, afferma l’autrice.

Chiara Ingrao, scrittrice e animatrice culturale nelle scuole, ha lavorato come sindacalista, interprete, parlamentare, programmista radio, consulente su diritti delle donne e diritti umani. È impegnata da anni nel femminismo, nel pacifismo, nel movimento anti-razzista. Ha scritto due romanzi (Il resto è silenzio e Dita di dama), due libri per bambini/e (Habiba la Magica e Mal di paura), articoli e saggi (alcuni raccolti in Oltre il ponte – Pensieri di una femminista di frontiera). In Soltanto una vita ha raccontato le esperienze e pubblicato gli scritti di sua madre, Laura Lombardo Radice; in Salaam Shalom il suo percorso pacifista in Medio Oriente e altrove.
È sposata con Paolo Franco e ha due figlie, due figliocci e tre nipoti.

Filippo Vendemmiati è giornalista e regista.
La sua avventura professionale lo ha portato a trattare importanti eventi di cronaca, dal Salvemini all’omicidio Biagi al caso Aldrovandi.
Nel 2012 realizza “Non mi avete convinto” biografia di Pietro Ingrao, presentato a Venezia Dal gennaio 2016 è direttore artistico di Cinevasioni, primo festival del cinema in carcere.

Martedì 9 aprile alle 18 in libreria
Elisabetta Luciani presenta “Dove ci aspetta il futuro” (La Gru).
Dialogheranno con l’autrice Domenico Secondulfo e Patrizia Romagnoli.

Filo conduttore di questa raccolta di racconti è l’idea che ciascuno di noi sia depositario di una storia che gli appartiene e sia chiamato a realizzarla nel modo migliore, portando a compimento i passaggi di un progetto che ha origine prima della nascita di ciascuno e forse è parte di un disegno più grande.
I personaggi di queste quattro storie hanno in comune il fatto di esprimere attraverso i loro comportamenti, non sempre coerenti, una ricerca di consapevolezza che dia senso al loro viaggio, affrontando nodi importanti della propria evoluzione, per realizzare il proprio disegno esistenziale

Elisabetta Luciani (Bergamo, 1954), ha vissuto a Venezia, Roma e Firenze. Laureata in filosofia, vive a Bologna dal 1976. Ha lavorato dieci anni come correttore di bozze per un gruppo editoriale che pubblicava settimanali sportivi, successivamente è entrata in Regione Emilia-Romagna dove è rimasta dal 1986 al 2014 lavorando nell’Ufficio Statistica. Si è interessata alla simbologia astrologica in modo intermittente fin dagli anni ’90, dal 2012 al 2016 si è formata in modo più sistematico ai seminari di astrologia umanistica di Lidia Fassio. Ama i viaggi, le belle giornate e i tramonti sul mare.
Non crede al caso e apprezza chi prova a realizzare il proprio destino.
Con la Gru ha pubblicato “…nulla al caso” e “Dove ci aspetta il futuro”.

Edizioni La Gru è una delle 14 case editrici italiane selezionate nel 2013 da Greenpeace per il progetto Scrittori per le foreste.
Ed è la casa editrice che ha lanciato Lorenzo Marone, autore Longanesi e Feltrinelli; ispirata alla figura di Neri Pozza e Leo Longanesi, combatte il sistema dell’editoria a pagamento.

Mercoledì 10 aprile alle 18 in libreria
Gabriella Genisi presenta “Pizzica amara” (Rizzoli) e ne parla con la sua superlettrice Annabella Milano.

Un appuntamento che si ripete da anni quello coi libri e i personaggi di Gabriella Genisi.
Una terra rosso sangue, il cuore nero del Salento. In un giallo sconvolgente e quanto mai attuale, Gabriella Genisi ci racconta il Salento oscuro delle superstizioni e delle notti della taranta.
A farci da guida, una carabiniera indimenticabile.

Ulivi millenari dai tronchi contorti stavano come anime inquiete imprigionate al suolo, ammalate di un male ignoto e incapaci di liberarsi da quella morsa.
Nel cimitero di un paesino vicino a Lecce, terra incantata battuta dal vento e incendiata dal sole, viene profanata la tomba di Tommaso Conte, un ragazzo morto qualche anno prima per un sospetto incidente. Poco tempo dopo, lì vicino, vengono trovati due cadaveri: una ragazza di origini balcaniche dall’identità sconosciuta e la liceale Federica Greco, figlia di un senatore. Annegata sulla spiaggia la prima e impiccata a un albero la seconda. A indagare c’è il maresciallo Chicca Lopez, giovanissima salentina e carabiniera ribelle. Appassionata di moto e fidanzata con Flavia, una compagna piuttosto esigente che, come i più genuini mariti pugliesi, la aspetta a casa pretendendo la cena, Chicca ogni giorno lotta per farsi spazio in un ambiente di soli uomini come quello della caserma. Determinata, cocciuta, sfrontata, è alla ricerca della verità costi quel che costi, anche la vita. Cosa lega quei cadaveri e la serie di inspiegabili sparizioni degli adolescenti della zona? E chi è quella donna che si dice possegga gli antichi poteri delle macare, le streghe del Salento? Combattendo l’omertà di una comunità che non vuole incrinare l’immagine di terra da sogno, Chicca Lopez si troverà invischiata in una vicenda dai contorni sempre più inquietanti, tra rituali sanguinosi, magia e loschi traffici.

Gabriella Genisi è nata nel 1965. Ha scritto numerosi libri e ha inventato il personaggio del commissario Lolita Lobosco, la poliziotta più sexy del Mediterraneo, protagonista di alcuni romanzi pubblicati da Sonzogno: La circonferenza delle arance (2010), Giallo ciliegia (2011), Uva noir (2012), Gioco pericoloso (2014), Spaghetti all’assassina (2015), Mare nero (2016) e Dopo tanta nebbia (2017). Ha inoltre scritto: La teoria di Camila. Una nuova geografia familiare (Perrone, 2018) e Pizzica amara (Rizzoli, 2019).

Venerdì 12 aprile alle 18 in libreria
per la rassegna Paesaggi di poesia coordinata da Sergio Rotino
presentazione del libro di Laura Di Corcia “In tutte le direzioni” (LietoColle).
Con l’autrice dialoga Lorenzo Mari.

Con “In tutte le direzioni” (Lietocolle, collana gialla, 2018), sua seconda raccolta di poesie, Laura Di Corcia porta avanti un impianto corale frutto della commistione fra lirica e non-lirica.
Il processo, in parte utilizzato per “Epica dello spreco” (Dot.com, 2015) è ora ampliato e maggiormente strutturato.
Infatti nello scorrere di In tutte le direzioni è evidente il movimento dialettico creato dall’autrice. Movimento all’interno del quale l’io lirico confronta la propria esperienza di migrazione con quella di molti altri e altre, nella nostra contemporaneità.
Il libro si può allora definire come un viaggio, che procede “in tutte le direzioni”, senza mai consolidarsi nei facili e protettivi confini della retorica, costellato inoltre da inviti a lasciar sedimentare l’esperienza e la riflessione nonché, inevitabilmente, la parola poetica e il suo ascolto.

Sempre venerdì 12 aprile alle 18
alla Biblioteca di Casa di Khaoula in via di Corticella 104 a Bologna
presentazione del libro di Luca Martino “Mio padre era comunista” (Morellini).
L’autore ne parla con Michele Righini.
Bookshop a cura di Trame.

Il viaggio interiore di un uomo alla ricerca del padre tra ricordi dolorosi, un suicidio misterioso e la voglia di rinascere.
Un romanzo di formazione in bilico tra crudeltà e redenzione ambientato a Bologna

Virginio è un uomo di successo che vive un’esistenza agiata alla guida di una importante azienda meccanica dell’Emilia Romagna. Alla soglia dei 50 anni si ritrova fare i conti con il proprio passato che torna a bussare alla porta con una violenza inattesa: un padre comunista che gli ha insegnato valori ingombranti che non ha mai pienamente condiviso, un’automobile maledetta, segnata dal sangue e da una storia oscura e misteriosa che viene da lontano; una madre assente ma presente nel ricordo e nella capacita di evocare sensazioni e paure non sopite e mai del tutto dimenticate dal protagonista.
Pagine dense ed emozionanti, dentro le quali il protagonista compie un viaggio a ritroso alla ricerca di una redenzione difficile ma necessaria, sconfiggendo ad uno ad uno i fantasmi di quell’infanzia che non è stato capace di combattere da bambino, autentiche ombre paurose e misteriose di una vita trascorsa tra sensi di colpa e desiderio di rivalsa.

Luca Martini (1971), bolognese, è presente in numerose antologie e riviste letterarie, ed è autore di circa trecento poesie, monologhi teatrali, una settantina di racconti, romanzi e favole illustrate. Tra le sue pubblicazioni più recenti: il romanzo Il tuo cuore è una scopa (Tombolini Editore, 2014), le raccolte di racconti L’amore non c’entra (La Gru, 2015) e Manuale di sopravvivenza per bambini invisibili (Pequod, 2018), la raccolta collettiva di memorie Il nostro due agosto (nero) (Tombolini Editore, 2015) e il libro per bambini Il coccodrillo che voleva essere drago (D Editore, 2017).
Insieme a Gianluca Morozzi ha curato, tra le altre, le antologie di racconti Più veloce della luce (Pendragon, 2017) e Vinyl – storie di dischi che cambiano la vita (Morellini, 2017). Insieme a Barbara Panetta ha curato l’antologia On the radio – storie di radio, dj e rock’n’roll (Morellini, 2018). Nel 2019 esce per Morellini “mio padre era comunista”.

Sabato 13 aprile alle 17
nella sala incontri della Biblioteca Salaborsa in piazza del Nettuno a Bologna
Jacopo Tomatis parla del libro “Storia culturale della canzone italiana” con Gabriele Marino, semiologo (Università di Torino), e Luca Marconi, musicologo e docente di Storia della Popular music al Conservatorio di Pescara.
L’incontro è realizzato in collaborazione con Il Saggiatore.
Bookshop a cura di Trame.

«Canzone italiana come melodia», «canzone italiana come specchio della nazione», «canzone italiana come colonna sonora del suo tempo», tutti pensiamo di sapere che cos’è la canzone italiana ma che cos’è che rende «italiana» una canzone?
Il musicologo, giornalista, musicista e docente di Popular music al Dams di Torino, Jacopo Tomatis parte da qui, dal ripensamento delle idee più diffuse sulla canzone italiana per arrivare a scriverne una nuova storia.

Attraverso il racconto di generi e vicende della popular music in Italia e osservando come la cultura abbia pensato la canzone, quale ruolo la canzone abbia avuto nella cultura e come questo sia mutato nel tempo, questo libro vuole contribuire con un tassello importante a una storia culturale del nostro paese.

NEWSLETTER che parte dalla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna 2019, domenica 31 marzo, e arriva a Chiara Ingrao, lunedì 8 aprile

Sempre aperti a Trame.
Domenica 31 marzo a partire dalle 15,30.
E ricordate di spostare le lancette!
Anche i lunedì 1 e 8 aprile la libreria non chiude per ospitare incontri pomeridiani.

In occasione di Bologna Children’s Book Fair 2019 quatto presentazioni.

Domenica 31 marzo alle 18,30 in libreria
presentazione del libro “Che cos’è un fiume?” (Topipittori).
Sarà con noi l’autrice Monika Vaicenavičienė che dialogherà con gli editori Paolo Canton e Giovanna Zoboli e con un rappresentante della Lithuanian Culture Institute.

Un fiume è un viaggio. Una sorgente canterina, un crepaccio in un ghiacciaio, una palude fangosa o un lago silenzioso: ecco da dove nasce un fiume. In un istante. Poi comincia ad andare.
In riva a un fiume, una ragazzina impara a osservare l’ambiente che la circonda, il suo ecosistema e si pone moltissime domande. A risponderle è la nonna che di quel luogo sembra conoscere ogni segreto. Insieme a questi due personaggi, e attraverso la voce e la mano di Monika Vaicenaviciene, autrice e illustratrice di questa splendida opera prima, il lettore è accompagnato alla scoperta dei fiumi del mondo e delle loro straordinarie particolarità – forme, abitanti, vegetazione, animali, storie – acquisendo man mano consapevolezza della grande responsabilità che ognuno di noi ha nel preservare l’ambiente.
Pubblicato in edizione originale svedese, questo libro, da noi collocato nella collana super PiNO (PIccoli Naturalisti Osservatori), è stato insignito di numerosi premi: vincitore assoluto del World Illustration Awards; selezione alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna e a Ilustrarte, Biennale portoghese di Illustrazione.

Lunedì 1 aprile alle 18,30 in libreria
Katherine Rundell presenta “Racconti dalla giungla. Le nuove avventure di Mowgli” (Rizzoli) e ne parla con Eros Miari.
Traduce Barbara Servidori.

L’autrice inglese finalista al premio Strega torna con cinque magnifici racconti originali inediti ispirati ai personaggi del Libro della Giungla
«Raccontami una storia» disse Mowgli. Era una giornata piovosa sulle colline di Seoni. La pioggia tamburellava fuori dalla caverna, tramutando in fango la terra della foresta, ma dentro era caldo e asciutto. Il tempo perfetto per raccontare storie.
Il Libro della Giungla rivive in cinque racconti originali di Katherine Rundell pieni di atmosfera e incanto con illustrazioni di straordinaria forza e impatto visivo. Un omaggio a uno dei classici più amati di sempre da una delle più premiate autrici per ragazzi di oggi. Un libro per grandi e piccoli, anche da leggere insieme.
Cinque racconti che ci svelano di più sui personaggi chiave della storia, dalla pantera Bagheera, con un trascorso vissuto in gabbia, al coraggioso orso Baloo, da mamma lupa al misterioso serpente Kaa, il gigantesco pitone centenario consigliere e salvatore di Mowgli in più occasioni. E poi, ovviamente c’è il ragazzo, Mowgli.

Katherine Rundell è inglese ed è cresciuta tra lo Zimbawe e l’Inghilterra.
Con Rizzoli ha pubblicato “Sophie sui tetti di Parigi”, premiato nel 2014 con il Waterstones Children’s book Prize, “La ragazza dei lupi”, Premio Andersen 2017, “Il Natale di Teo” (2017) e “Capriole sotto il temporale” attualmente finalista al Premio Strega 2018.

Eros Miari è nato e vive a Modena. Dal 1983 si occupa di libri per ragazzi e di promozione della lettura. Nel 1999 è stato tra i fondatori della cooperativa Equilibri, per la quale costruisce progetti per biblioteche, editori, scuole e librerie, tutti finalizzati a far leggere bambini e ragazzi. Sempre nel 1999 ha pubblicato per Mondadori “A che libro giochiamo?”. Attualmente è responsabile del programma Bambini e Ragazzi del Salone Internazionale del Libro di Torino.
È tra i fondatori del progetto Fuorilegge: rivista, sito internet e forum per mettere in rete la voglia di leggere dei giovani lettori. (Isola delle storie)

Martedì 2 aprile alle 18,30 in libreria
Roberto Piumini presenta “Le avventure di Don Chisciotte” (Mondadori) in compagnia dell’illustratore Fabio Visintin.

“Col catino sistemato
come un elmo sulla testa
va Chisciotte verso il fato
dritto, fiero, e non s’arresta”

Le rime divertenti di Roberto Piumini e le illustrazioni senza tempo di Fabio Visintin insieme per raccontare uno dei personaggi più amati della letteratura.

Roberto Piumini, nato a Edolo nel 1947, vive e lavora a Milano. Ha pubblicato poesie, fiabe, racconti e romanzi per bambini e ragazzi, largamente tradotti all’estero, ma anche prose e raccolte di versi per adulti. Per Mondadori ha pubblicato, fra gli altri, C’era un bambino profumato di latte, Il pirata pescatore, Il folletto Bambilla, Dei ed eroi dell’Olimpo, Grandi regine, Le Metamorfosi, Non piangere cipolla, Le avventure di Ulisse, Shakespeare in versi. Ha vinto il premio “Andersen-Il mondo dell’infanzia” ed è considerato uno dei più grandi autori italiani per ragazzi.

Fabio Visintin, illustratore e autore, è nato a Venezia nel 1957. Ha esordito nel mondo del fumetto pubblicando su “Linus”, e collaborando poi con “Il Corriere dei Piccoli” e con le più prestigiose riviste del settore. Da molti anni è l’illustratore di riferimento delle copertine dei principali giallisti nordici pubblicati in Italia. Lavora con i più importanti editori in Italia e all’estero.

Mercoledì 3 aprile alle 18,30 in libreria
“Quelli là” incontro/formazione con Santo Pappalardo e Teresa Porcella (Bacchilega junior).

Un incontro con autrice e illustratore, tra formazione e spettacolo.
“Quelli là” di Teresa Porcella e Santo Pappalardo edito da Bacchilega Junior, è una novità pensata per i bambini dai due anni.
Un allegro e scanzonato catalogo di animali in bianco e nero, corredato dalla musica scritta da Teresa Porcella e scaricabile tramite Qrcode. In questo incontro, Santo Pappalardo, Teresa Porcella e Angela Catrani, editor di Bacchilega Junior, ragioneranno intorno ai libri per piccolissimi, partendo dall’esperienza dei due autori, che girano tutta l’Italia proponendo laboratori creativi e spettacoli tratti dai loro libri con i bambini anche molto piccoli. Un incontro, questo, che si rivolge principalmente agli operatore del settore (educatori, insegnanti, librai, bibliotecari) per mostrare nuove modalità di approccio al libro stampato.
Leggere con i bambini e ai bambini, specialmente molto piccoli, è una esperienza a 360°, che può coinvolgere tutti i sensi.

In più domenica 31 marzo alle 15
a Casa Carducci in Piazza Carducci 5 a Bologna
A SUON DI VERSI. OSPITI NELLA CASA DI CARDUCCI, DUE POETI SI INTERROGANO SU POESIA E INFANZIA: con Giusi Quarenghi e Bruno Tognolini.
Un progetto a cura di Hamelin, Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna – Casa Carducci, Biblioteca Salaborsa. Si ringrazia il Museo Civico del Risorgimento.
Bookshop in collaborazione con Trame

Nella casa di Giosué Carducci, un poeta studioso di poeti, due autori contemporanei, Bruno Tognolini e Giusi Quarenghi, ragionano sul rapporto tra poesia e infanzia, nell’ambito del progetto Nella casa del poeta. Rileggere Carducci.
Bambine e bambini, per istinto, adorano le maestrie degli adulti: si incantano davanti alla mano dell’illustratore, al musicista, al prestigiatore, ma anche al vigile del fuoco e al chirurgo d’urgenza, se la loro maestria la sanno raccontare. Perché non dovrebbero incantarsi davanti alla maestria dei versi?
Giusi Quarenghi e Bruno Tognolini illuminano il percorso lungo cui la tradizione passa di poeta in poeta, di bambino in bambina.

Giusi Quarenghi ha scritto raccolte di poesie, racconti, sceneggiature, romanzi, adattamenti di fiabe classiche, testi di divulgazione. Nel 2006 ha vinto il premio Andersen come miglior scrittrice.

Bruno Tognolini, dopo oltre dieci anni nel teatro, oggi scrive a tempo pieno: libri per l’infanzia, programmi tv, romanzi, poesie.
Nel 2007 ha vinto il premio Andersen come miglior scrittore italiano per ragazzi.

BOOM! Crescere nei libri è il programma promosso da Comune di Bologna e BolognaFiere raccoglie le attività per bambine e bambini che animano la città durante BCBF2019 e che da quest’anno si inserisce nel nuovo Patto per la Lettura di Bologna.

Ed ecco invece gli incontri extra fiera

Mercoledì 3 aprile alle 18
presso l’Associazione Culturale Italo-Britannica in via Farini 35 a Bologna
Silvia Albertazzi e Elena Lamberti parlano di Leonard Cohen insieme a Francesco Benozzo.
Bookshop in collaborazione con Trame.

In occasione della pubblicazione dei volumi di Silvia Albertazzi “Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta” (Paginauno 2018) e di Elena Lamberti “Leonard Cohen. Come un uccellino su fili di parole” (Castel Negrino 2018).

«La parola si dissolve nella musica e la musica si dissolve nella parola e tu rimani con dell’aria pura, ti senti rinvigorito». Così Cohen raccontava la sua ricerca ad un tempo letteraria e musicale confermando che nel suo immaginario non esisteva un confine tra canzone, poesia e romanzo, forme inscritte per lui in un unico percorso di ricerca che questo incontro vuole celebrare in modo conviviale. L’arpa di Francesco Benozzo, poeta e musicista più volte candidato al premio Nobel per la Letteratura, accompagnerà le due docenti dell’Università di Bologna in una conversazione sulla «rivoluzione tranquilla» dell’opera di Cohen, nell’ambito della nuova stagione del Centro di Studi sulle Letterature Omeoglotte dei Paesi Extraeuropei (attivo presso il LILEC – Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne) dedicata allo studio della letteratura del e nel mondo.

Silvia Albertazzi insegna Letteratura dei paesi di lingua inglese e Storia della cultura inglese all’Università di Bologna.

Elena Lamberti insegna Letterature angloamericane all’Università di Bologna.

Francesco Benozzo insegna Filologia romanza all’Università di Bologna.

Venerdì 5 aprile alle 17,30
alla casa dell’Angelo in via san Mamolo 24 a Bologna
Nadia Urbinati presenta “Utopia Europa” (Castelvecchi, a cura di Antonio Fico 2019.
Organizzato da Libertà e Giustizia Bologna.
Bookshop in collaborazione con Trame.

Intervengono con l’autrice anche Caterina Di Fazio, Stefano Fassina, Paul Ginsborg, Elly Schlein per discutere di Europa in occasione dell’uscita del libro.

Sabato 6 aprile alle 14,30 in libreria
“Letture sul sofà”, il gruppo di lettura residente, parla di “Norwegian wood” di Murakami Haruki, edito da Einaudi.
Come sempre chi volesse partecipare è il benvenuto…

Sabato 6 aprile alle 18 in libreria
doppio incontro con autori del catalogo Neri Pozza: Giuseppe Munforte presenta Flavio Villani che presenta Giuseppe Munforte.
Una casa editrice fra le preferite, due autori italiani che si raccontano.

Giuseppe Munforte “Il fruscio dell’erba selvaggia”
Romanzo dalla struttura inedita, composto da sequenze narrative che si intrecciano e risolvono, alla fine, in un quadro unitario, Il fruscio dell’erba selvaggia – il titolo viene da un verso di Evtushenko – tesse i destini di personaggi che, sullo sfondo di una Milano periferica, cupa e malinconica, vivono un’esistenza in cui innocenza e crimine, onore e vergogna, redenzione e autodistruzione si rovesciano continuamente, come guanti di cui è impossibile distinguere il diritto e il rovescio.
Nella prima parte, intitolata Nero uno, il suicidio dell’amato zio – un uomo che, dopo aver abbandonato moglie e figli, viveva ai margini della legge nel quartiere della Bovisa degli anni Sessanta – turba al tal punto il narratore da spingerlo a indagare sulla sua vita. La scoperta di un insospettabile alter-ego dello zio lo segnerà profondamente, portandolo a una scelta decisiva per il suo futuro.
La seconda parte, Nero due, è il fulcro del romanzo. La scena si sposta in un ospedale degli anni Novanta in cui un ragazzo fraternizza con un uomo che genera in lui curiosità e fascinazione. Questi gli racconta la sua vita prima di orfano cresciuto dai frati, poi di criminale; di lí a pochi mesi lo trascinerà in una vicenda nella quale il ragazzo, in nome dell’amicizia nata in corsia, metterà a rischio la propria vita. In Nero tre il romanzo giunge al suo epilogo, offrendo i tasselli esplicativi dell’intera narrazione.
L’originale disposizione narrativa scelta da Munforte alimenta il forte senso di inquietudine che pervade questo romanzo che, al pari di un dipinto di Hopper, intreccia la solitudine umana alla metafisica del paesaggio.
Con una scrittura capace di farsi concitata nei momenti di tensione, e lirica e poetica in quellidi introspezione psicologica, Il fruscio dell’erba selvaggia mostra una galleria di personaggi indimenticabili – le ambigue figure dello zio e del frate e quella del giovane segnato da undestino inaggirabile di violenza ed emarginazione – in cui la vita si offre nell’assoluta contingenza delle scelte e nell’irrisolvibilità del suo mistero.

Flavio Villani “Nel peggiore dei modi”
«Sparatoria con morto». La chiamata della volante arriva alle otto e mezza del mattino negli uffici della Terza Sezione della Questura di Milano, meglio nota come Squadra Omicidi. Ancora in piedi accanto all’attaccapanni, senza aver ottemperato al solito rito del caffè mattutino, il commissario Cavallo si rimette il loden e si dirige con l’ispettore Montano sul luogo del delitto.
Quando arrivano, l’area della sparatoria non è stata ancora transennata. Il cadavere giace in una chiazza di sangue e terra, e il cappotto di cachemire della vittima ne è intriso.
A mezzo metro dal corpo, una scarpa ancora allacciata, persa probabilmente nella caduta. Poco distante, una Mercedes parcheggiata di sbieco sul marciapiede.
L’ispettore Montano si china sul cadavere e infila una mano nella giacca. Ne estrae un portafogli di coccodrillo, poi una patente che dice Giacomo Riva, nato a Milano, residente in via Compagnoni.
È il 1990, e il commissario Cavallo sa che quelli sono gli anni dell’espansione delle grandi organizzazioni criminali a Milano: esecuzioni mafiose con tutti i crismi, e con delinquenti più o meno noti come vittime, si sono già succedute in discreto numero in città. Tutto fa supporre che l’assassinio dell’uomo che risponde al nome di Giacomo Riva sia maturato nell’ambito della criminalità organizzata, con un killer freddo e spietato piombato a Milano dal profondo della Sicilia o da qualche metropoli del Nord Europa. Una storia semplice, in cui l’unico testimone sembra essere il figlio della vittima che, rannicchiato sul sedile posteriore della Mercedes, ha assistito, impietrito dall’orrore, all’omicidio del padre.
Ma il commissario Cavallo l’adagio lo conosce bene: mai fidarsi delle apparenze, seguire sempre l’istinto. L’istinto del vero poliziotto. Giacomo Riva ha infatti la tipica fedina penale immacolata di chi può coltivare senza ritegno amicizie pericolose con esponenti del crimine. Il suo tenore di vita era inoltre troppo alto per essere il titolare di una modesta agenzia immobiliare. Tuttavia, vantava anche amicizie altolocate con politici di lungo corso, e il suo passato presenta una zona d’ombra su cui ogni buon poliziotto dovrebbe indagare: durante gli Anni di piombo era scomparso… e i suoi amici con lui.
Dopo lo sfolgorante esordio de Il nome del padre, Flavio Villani torna con il secondo capitolo di una serie che si inserisce a pieno titolo nella grande tradizione italiana del romanzo poliziesco e consegna al lettore una nuova, indimenticabile figura di commissario.

Giuseppe Munforte è nato e vive a Milano. Ha esordito nel 1998 con il romanzo Meridiano (Castelvecchi), Premio Assisi per l’inedito 1996. Tra le sue opere figurano “La prima regola di Clay” (Mondadori, 2008), “Cantico della galera” (Italic- Pequod, 2011), “La resurrezione di Van Gogh” (Barbera, 2013), “Nella casa di vetro” (Gaffi, 2014), romanzo finalista al Premio Strega 2014, e “Dove batte l’onda” (Melville, 2015).

Flavio Villani è nato a Milano nel 1962. Neurologo, ha lavorato negli Stati Uniti come ricercatore nel settore della neurofisiologia. Come scrittore ha esordito con “L’ordine di Babele” (2013, Laurana). “Il nome del padre” è stato il suo primo romanzo poliziesco.

Lunedì 8 aprile alle 18
alla libreria Trame in via Goito 3/C a Bologna
Chiara Ingrao presenta “Migrante per sempre” (Baldini+Castoldi) e ne parla con Filippo Vendemmiati.

“Noi due siamo come due carciofi, Lina. Ogni mondo che abbiamo attraversato è una foglia avvinghiata alle altre senza nessuna dolcezza, attorno a un cuore pieno di spine”.

Dall’Italia degli emigranti a quella degli immigrati, cinquant’anni nella vita di Lina, ispirata a una storia vera: bambina in Sicilia, ragazza in Germania, donna a Roma. Un paese di padri lontani e di preti padroni, di pistacchi e di mandorle; un papà che varca i confini da clandestino, una madre assente e inafferrabile che condiziona ogni scelta. La nonna bracciante è mamma e maestra, ma non è lei che può decidere chi parte e chi resta.
Partire è inverno tedesco, è la fabbrica: è suoni incomprensibili sputati in faccia, sorelle perdute e amicizie turche, compaesani soffocanti. Manca l’aria, i sogni s’infrangono e le parole vecchie non bastano più. Per Lina si apre una stagione di nuove esperienze, e la sfida di un amore forse impossibile.
Riesce a tornare, finalmente: ma dove? Affetti e fatiche, solitudini e alleanze impreviste, in un mondo profondamente cambiato ma con la stessa ostinata voglia di trovare la propria strada, fra radici strappate e sprazzi di futuro.
Chiara Ingrao ritorna su alcuni temi per lei centrali, come l’intreccio fra bisogno umano di radici e impossibilità di appartenere completamente a un solo luogo e un solo punto di vista.
“Scrivere è la mia forma di resistenza dell’anima”, afferma l’autrice.

Chiara Ingrao, scrittrice e animatrice culturale nelle scuole, ha lavorato come sindacalista, interprete, parlamentare, programmista radio, consulente su diritti delle donne e diritti umani. È impegnata da anni nel femminismo, nel pacifismo, nel movimento anti-razzista. Ha scritto due romanzi (Il resto è silenzio e Dita di dama), due libri per bambini/e (Habiba la Magica e Mal di paura), articoli e saggi (alcuni raccolti in Oltre il ponte – Pensieri di una femminista di frontiera). In Soltanto una vita ha raccontato le esperienze e pubblicato gli scritti di sua madre, Laura Lombardo Radice; in Salaam Shalom il suo percorso pacifista in Medio Oriente e altrove.
È sposata con Paolo Franco e ha due figlie, due figliocci e tre nipoti.

Filippo Vendemmiati è giornalista e regista.
La sua avventura professionale lo ha portato a trattare importanti eventi di cronaca, dal Salvemini all’omicidio Biagi al caso Aldrovandi.
Nel 2012 realizza “Non mi avete convinto” biografia di Pietro Ingrao, presentato a Venezia Dal gennaio 2016 è direttore artistico di Cinevasioni, primo festival del cinema in carcere.

NEWSLETTER dal 26 al 30 marzo (scalpitando in attesa della BCBF 2019)

Ancora una settimana piena.
Si parlerà di fabbriche recuperate e di Neu Radio, di Darwin e di Trulli, per finire su una Panda attraverso Europa e Russia.
Poi nei prossimi giorni la newsletter della Fiera del libro per Ragazzi.
Vi aspettiamo.

A Trame.

Martedì 26 marzo alle 18 in libreria
Marco Semenzin presenta “Le fabbriche della cooperazione. Imprese recuperate e autogestite fra Italia e Argentina” (Ombre corte).
Ne parla con Mauro Boarelli.

Che cosa accade quando gli operai e le operaie di un’impresa che chiude i battenti non si rassegnano a un destino di disoccupazione, precarietà e impoverimento?
Le imprese recuperate sono generalmente definite come delle organizzazioni economiche che, a seguito di un fallimento, vengono rilevate e gestite direttamente in forma cooperativa dai lavoratori.
Si tratta di un fenomeno diffuso a livello mondiale – parliamo di centinaia in Europa, migliaia nei paesi dell’America centro-meridionale – che si declina diversamente nei vari contesti nazionali.
Attraverso un denso e articolato resoconto etnografico, frutto della partecipazione diretta al lavoro di fabbrica, questa ricerca dà conto della complessità dei processi di recupero di impresa.
Ne emergono i limiti e le contraddizioni, le potenzialità e le innovazioni sociali insieme ai cambiamenti della soggettività dei lavoratori e delle lavoratrici che costruiscono e praticano quotidianamente la cooperazione e l’autogestione.

Marco Semenzin è dottore di ricerca in Scienze Sociali presso l’Università degli studi di Padova, ha condotto ricerche sui temi delle migrazioni, del lavoro e delle organizzazioni cooperative. Tra le sue pubblicazioni: con A. Ruggeri, “Empresas recuperadas en Argentina: ocupar, resistir, producir”, in C. Robertini e F. Correr (a cura di), America latina. Dinamiche territoriali (Oistros Edizioini, 2015), con D. Sacchetto, “Workers’ Cooperatives in Italy between Solidarity and Autocratic Centralism”, in P. Ngai, H. K. Ben, Y. Hairong, A. Koo (a cura di), Social Economy in China and The world (Routledge, 2016).

Mauro Boarelli ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze. Vive e lavora a Bologna, dove si occupa di progettazione culturale presso un ente pubblico. Collabora con la rivista “Gli asini”. È autore di “Contro l’ideologia del merito” (Laterza 2019) e “La fabbrica del passato. Autobiografie di militanti comunisti 1945-1956” (Feltrinelli 2007).

Sempre martedì 26 marzo dalle 21 a mezzanotte in libreria
ANCORA NEU!: tutto in una notte
Live acustico di Flying Zebra, e a seguire dalla selezione musicale dei conduttori di NEU RADIO Under The Influence.

Per restituirvi tutto l’amore e i contributi che ci avete donato durante la campagna di crowdfunding su Produzioni dal Basso per NEU RADIO.
Una serata in cui potrete venire a recuperare le NEU rewards (magliette, borsette, agende, adesivi) disperse nel caos delle nostre vite e radunate in libreria.

Mercoledì 27 marzo alle 18 in libreria
Maico Morellini presenta “Il diario dell’estinzione” (Watson edizioni) e ne parla con Andrea Gibertoni.

30 aprile 1865: il vice ammiraglio Robert FitzRoy, ex capitano del Beagle (nave che ospitò Charles Darwin nel suo lungo viaggio intorno al mondo durante il quale gettò le basi per L’origine della specie), si suicida tagliandosi la gola con il rasoio del nonno.
Vent’anni dopo l’ammiraglio Bartholomew Sulivan, amico di Robert FitzRoy e al tempo ufficiale di bordo del Beagle, ritrova alcune strane lettere ricevute da FitzRoy che sembrano gettare una luce tutta nuova sul suicidio dell’amico.
Sulivan ingaggia due investigatori di Scotland Yard, Buckingham e Lefebvre, che finiscono sulle tracce di Caleb Cavendish, un fanatico seguace delle teorie di Darwin, studioso dell’occulto, pronto a tutto pur di seguire le sue folli idee che ha scoperto l’esistenza di uno strano metallo forse responsabile dell’evoluzione così brillantemente teorizzata da Darwin.
Tra ipnosi, riti esoterici, tra realtà storia e finzione narrativa, attraverso un lungo viaggio tra i luoghi e i misteri della Londra vittoriana, Buckingham e Lefebvre scopriranno che in ballo c’è molto di più di un suicidio avvenuto venti anni prima.

Maico Morellini vince il Premio Urania 2010 con il suo romanzo d’esordio Il Re Nero pubblicato nel novembre 2011 su Urania. Nel 2014 crea per Delos Digital la Space Opera I Necronauti e nel 2016 pubblica sempre su Urania (Mondadori) il romanzo di fantascienza La Terza Memoria. Sempre nel 2016 esce sulla Collana Miskatonic il suo racconto Spettri di Ghiaccio e pubblica per Vincent Books l’antologia di racconti Voci della Polis.
Scrive recensioni e approfondimenti sul portale Mondofox,it e ha collaborato per cinque anni con la rivista di cinema Nocturno.

Andrea Gibertoni, insieme alla moglie Giulia, è uno dei titolari della Miskatonic University di Reggio Emilia, libreria sulla narrativa di genere (fantascienza, fantasy, horror, weird) e punto di riferimento per gli appassionati. Insieme a Mauro Corradini ha ideato la Collana Miskatonic, racconti fantastici originali di autori italiani, è redattore della storica rivista Yorick, collaboratore di Horror Magazine e giurato del prestigioso Premio Hypnos.

Venerdì 29 marzo alle 18 in libreria
Chicca Maralfa presenta “Festa al Trullo” (Les Flaneurs Edizioni).
L’autrice, giornalista, capo ufficio stampa di Unioncamere Puglia, al suo esordio letterario, parlerà coi giornalisti Patrizia Finucci Gallo e Pierfrancesco Pacoda.

Ambientato in valle d’Itria, da poco eletta, come tutto il Salento, tra le mete “da visitare” dal New York Times, “Festa al trullo”, un’avvincente e grottesca commedia nera sul nostro presente “social”, fotografa una parte di Puglia che sempre più si sta trasformando in un set permanente, dalle architetture rurali, trulli e masserie, diventate relais di lusso agli antichi mestieri, e dove persino gli ulivi secolari sono “minacciati” dalla potatura cosiddetta a “barboncino”, per diventare anch’essi “di tendenza”.
L’organizzazione di una grande festa, nella proprietà di una nota influencer della moda, per il lancio di un nuovo brand “Ciceri&tria” (nome di un piatto tipico salentino), innesca un corto circuito esplosivo con gli abitanti del posto, che si sentono “violati” negli spazi e nelle tradizioni, usate per farne merce.
Il tono del romanzo è divertente ma sullo sfondo è chiara la critica sociale e una certa nostalgia per la costante perdita di autenticità della propria terra.

Chicca Maralfa è nata e vive a Bari. Giornalista, è responsabile dell’ufficio stampa di Unioncamere Puglia. Appassionata di musica indipendente e rock d’autore, ha collaborato per la Gazzetta del Mezzogiorno, Ciao 2001 e Music, Antenna Sud e Rete 4. Nel 2018 con “L’amore non è un luogo comune” ha partecipato all’antologia di racconti “L’amore non si interpreta” (l’Erudita), contro la violenza psicologica sulle donne.

Sabato 30 marzo alle 12 in libreria
Marco Rizzini presenta “PANDA O MORTE. 12.000 km da Verona a Mosca su una Fiat Panda degli anni Ottanta” (Ediciclo) e ne parla con Marco Visinoni.

“Il libro fa viaggiare con le parole, facendoci anche divertire – molto – e permeando il tutto di un continuo spirito di avventura, di goliardia e di fraterno cameratismo, alla base di una spedizione in cui si doveva condividere un piccolo abitacolo per più di un mese.
È un libro di viaggio e di conoscenza, un libro per tutti quelli che sognano orizzonti lontani, ma che al contempo hanno a cuore la propria casa.”
Dalla prefazione di Nicolai Lilin, autore di Educazione Siberiana.

Marco Rizzini si licenzia e parte con due amici verso Est a bordo di una Fiat Panda del 1980. Percorre circa 12.000 chilometri fino all’Uzbekistan, e ritorna sfrecciando sulla Sovietska Ulitsa, l’highway 66 dell’Impero. Nel mezzo di sabbia, sudore, fatica e infinite code alle dogane, si ritaglia uno spazio dove riflettere sulla propria vita. Non a caso lo scrittore si trova sulla strada anche per raggiungere la tomba del bisnonno polacco che si oppose all’occupazione russa, perseguitato nei gulag e sepolto a lato di una polverosa strada in Uzbekistan. A bordo della Panda, Rizzini attraversa Balcani, Turchia, Georgia, Azerbaijan, Kazakistan, Uzbekistan e infine Tashkent per poi ritornare passando per le città sante dell’islam. In questo infinito mutare di paesaggi e di volti osserva le diverse attitudini religiose, i nuovi frammenti di identità, scorge il passato nei volti delle persone e scopre, attraverso le nuove generazioni, il futuro che avanza.

Marco Rizzini nasce nel 1981 a Verona ma vive a Milano da diverso tempo. È da sempre appassionato di scrittura, storia e geopolitica. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 2006, scrive di cinema e di viaggi bizzarri. Con un’attitudine sempre curiosa è stato in Iraq, in Iran, in Corea del Nord, in Transnistria, in Abkhazia e non vede l’ora di partire per il prossimo viaggio.

Marco Visinoni è nato a Iseo nel 1981 e vive a Bologna. Ha pubblicato il romanzo Macabre danze di sagome bianche (Miraviglia editore, 2007), la raccolta di racconti Apocalypse Wow (Unibook, 2009) e il manuale di promozione letteraria Come diventare uno scrittore di successo (La Linea, 2012). A giugno 2018 è uscito per Arkadia Editore il suo nuovo romanzo, “Il caso letterario dell’anno”.

NEWSLETTER DAL 20 AL 23 MARZO

Dalle rime terapeutiche di Bruno Tognolini, alla musica brasiliana, dalla poesia selezionata per Trame da Sergio Rotino, ai dolci sardi.
Ancora una settimana piena per la nostra libreria.
Vi aspettiamo.

Mercoledì 20 marzo alle 18 in libreria
Bruno Tognolini presenta “Rime Rimedio” (Salani) e ne parla con Nicoletta Gramantieri.

Le formule magiche, gli scongiuri, i proverbi hanno sempre funzionato. Chi non ci crede li dice e li fa lo stesso, sorridendo di sé: “non si sa mai”. La sospensione dell’incredulità apre le porte al gioco, alla leggerezza, e infine al conforto.
Le Rime Rimedio partono da questo gioco di scaramanzia per azzardare la poesia. E la poesia rimedia davvero, sempre, ma qualcos’altro rispetto a ciò che dice, appena fuori dallo sguardo, un po’ più in là; e noi ci muoviamo nel cuore verso questo barbaglio, e così ci lasciamo alle spalle ciò per cui avevamo detto quella rima. Che così ha funzionato.
Rime Rimedio perché sono un buon rimedio. E fossero pure un Placebo, che in latino significa “piacerò”, per un libro non sarebbe un motto improprio.
E infine Rime Rimedio – dopo Rima Rimani, Rime di Rabbia e Rime Raminghe – per evidenti motivi di tiritera, di oracolare cantilena: perché son solo sante canzonette, scongiuri e rosari, litanie e imprecazioni, le stesse che da millenni ci aiutano a vivere.

Bruno Tognolini è nato a Cagliari nel ’51 e vive un po’ a Bologna, un po’ a Lecce, e un po’ in viaggio nei mille incontri coi lettori.
Dopo il DAMS di Bologna e un decennio di teatro negli anni ’80 (drammaturgie con Vacis, Paolini, Baliani), è ormai da trent’anni per amore e mestiere scrittore “per bambini e per i loro grandi”. Ha scritto poesie, romanzi e racconti (48 titoli coi maggiori editori nazionali), programmi televisivi (4 anni di Albero Azzurro e 13 di Melevisione), testi teatrali, saggi, videogame (Nirvana X-rom, dal film di Salvatores), canzoni e altre narrazioni.
È premio Andersen nel 2007 e 2011. Il suo ultimo romanzo, “Il giardino dei musi eterni”, è Libro dell’Anno a Fahrenheit Radio Tre (prima volta di un libro per ragazzi), finalista del Premio Strega Ragazzi, e vincitore del Premio LiBeR Miglior Libro 2017.

Nicoletta Gramantieri è bibliotecaria, responsabile servizi e raccolte per bambini e ragazzi alla Biblioteca Salaborsa di Bologna.

Venerdì 22 marzo alle 18 in libreria
Francesco Bove presenta “JOÃO GILBERTO Un impossibile ritratto d’artista” (Arcana).
Ne parlerà con Alessia Di Eugenio, assegnista di ricerca Unibo su letteratura e cultura brasiliana, e Pietro Cusimano suonerà alcuni brani dal vivo.

João Gilberto Prado Pereira de Oliveira è uno dei personaggi più geniali della musica del Novecento, in costante ricerca tra tradizione e innovazione, uno sciamano che trasforma in oro tutto quello che tocca. Il chitarrista brasiliano è uno degli inventori del celebre ritmo della Bossa Nova che ha dato origine, alla fine degli anni Cinquanta, ad un genere inimitabile. João è un tutt’uno con la chitarra e, sin dagli esordi con i gruppi vocali, è ossessionato dalla ricerca di un nuovo modo di suonarla al punto da concentrarsi unicamente su di essa, anche a costo di isolarsi dal mondo. La sua caparbietà proverbiale gli ha permesso di creare un disco clamoroso, chega de saudade, considerato da tutti il primo album che ha gettato i semi della Bossa Nova, e di continuare la sua ricerca, imperniata sui brani tradizionali della musica popolare brasiliana. Miles Davis dichiarò che avrebbe potuto suonare bene anche leggendo un elenco telefonico, mentre, per Caetano Veloso, João Gilberto è meglio del silenzio.
Il libro è il risultato di una ricerca decennale basata su documenti d’archivio e propone un ritratto d’artista dettagliato e appassionato, che mette in primo piano la storia di João Gilberto e analizza, nel dettaglio, dischi ed esibizioni.
Nell’ultimo capitolo, infine, si descrive il rapporto privilegiato che João ha con l’Italia, attraverso le recensioni dei concerti dei giornali italiani e i racconti di chi ha vissuto quei momenti speciali.

Francesco Bove ha scritto di musica per alcune webzine come «Mescalina» e «Indieforbunnies» e ha creato L’Armadillo furioso, un blog culturale condiviso.
È appassionato di teatro ed esperto di Bossa Nova e Musica Popolare Brasiliana.

Sabato 23 marzo alle 18 in libreria
per Paesaggi di poesia 2019 la rassegna curata da Sergio Rotino
Marco Simonelli presenta “Le buone maniere” (Valigie Rosse) e dialoga con Luciano Mazziotta

Marco Simonelli con “Le buone maniere”, uscito per Valigie Rosse nel 2018, propone un libro educato e cortese, ma non addomesticato.
Detto in altro modo: nelle pagine di questo lavoro, l’ordinario non diviene mai sinonimo di quiete. I testi si muovono fra spazi aperti e chiusi sempre permeati da un senso di angoscia esistenziale, dalla quotidianità del bullismo omofobo, dalla cameretta dove si scopre la sessualità, osservati e richiamati dai peluche che gridano alla vergogna. Ma gli spazi sono definiti anche dalle usanze di una città quale Firenze dove convivono, stridendo, il folklore popolare e il famigerato mostro che uccide una coppia omosessuale di giovani tedeschi per errore, non portandone quindi via “nemmeno un pezzo”.
Chiunque conosca la poesia di Simonelli sa quanto l’autore riesca ad alleggerire temi e contesti carichi di orrore, come sappia mescolare ironia e paura, come abbia la capacità unica di risultare “serio” senza essere “serioso”.
Ma ne “Le buone maniere” la leggerezza appare più sfumata, il sorriso si è fatto più amaro. Nei testi che compongono questa raccolta poetica, la maturità prende il sopravvento anche dal punto di vista formale. I versi si fanno più distesi, i suoni più smorzati. E più intensa appare la riflessione introspettiva, spingendo così la poesia a prendere parola e a incarnare “quello spettro di rimorso/che si presenta a notte alla tua porta”.

Sabato 23 marzo alle 18
al centro sociale Saffi in via Ludovico Berti 2/10 a Bologna
Giovanni Fancello presenta “Durches. Un viaggio nella storia dei dolci dall’antichità ai giorni nostri” (Arkadia) e ne parla con lo scrittore Marcello Fois.
Bookshop in collaborazione con Trame.

Il libro propone propone un viaggio fino alle origini dei dolci sardi.
La storia della Sardegna ricostruita attraverso il dna della pasta di mandorle, del papassino, del mostacciolo e di quella varietà infinita di dolci tipici che fondano la loro origine nel passato mitologico dell’isola.
Questa l’idea di Giovanni Fancello giornalista gastronomico, gourmet, studioso di alimentazione ed esperto di arte culinaria sarda che nel suo nuovo libro “Durches” (Arkadia edizioni) propone “Un viaggio nella storia dei dolci dall’antichità ai giorni nostri” come precisa il sottotitolo del volume.
Un “libro-bibbia” in cui, oltre alla ricerca approfondita delle origini di ogni singolo dolce si ritrovano riferimenti ad antiche ricette, confronti con la gastronomia egizia, romana, sumera, araba, medioevale. Una ricostruzione appassionante che racconta ai lettori le origini degli ingredienti, le vicende legate alle varie pietanze, le tradizioni correlate. Nel libro “Durches” si possono trovare anche alcune ricette antichissime ma si presenta sopratutto come un vero e proprio testo di riferimento per chiunque voglia indagare il vasto mondo dei dolci sardi.
Nel libro “Durches” si possono scoprire le antiche origini della carapigna, del torrone e del menjar blanc: il bianco mangiare algherese.